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CRISTOFORO LANDINO, Commento a la Comedia di Dante Alighieri, Purgatorio, XXV

ed. 1976, centro studi Arti grafiche dallo stampatore F. Sardini, Brescia

 

CANTO XXV DELLA SECONDA CANTICA DI DANTHE

Fa la prudentia e ladoctrina che lhuomo quali indivina, a dum quale Virgilio per certi gesti in Danthe saccorse che lui dubitava. Et ricordandosi della magreza dellanime per congecture comprese elsuo dubbio. Et per levargli lavergogna che non lasciva parlare loincito adomandare dicendogli: Scocha larcho del dire alquale hai tirato insino alferro: e qui optima translatione dalle saette alle parole. Alhora sicuramente apri la bocca Rassicurato da Virgilio parlo sicuramente Danthe e aperse el dubbio suo che era chome potessi intervenire che lanime dimagrissino in purgatorio: Improche la maghreza nasce da mancamento di nutrimento. Onde quando lhuomo digiuna e privasi del cibo, el corpo, suo dimagra. Ma lanime che sono incorporee: non hanno bisogno di cibo. Et pero dice chome si puo fare magro in purgatorio: ladove non tocca e non adviene huopo di morire idest bisogno di nutricare. Se tametnassi chome meleagro. Fu meleagro figliuolo deneo re di Calidonia e la madre althea, quando nacque vide che lasate posono un pezo delegno insul suo cho. Et dixono che tanto viverebbe Meleagro; quanto durassi quel legno. Levollo lamadre delfuocho accioche non ardessi. Crebbe meleagro e facto giovane adivenne che un terribile cignale guastava tutta laregione di Calidonia: ilperche nonuoco acaccia molti nobili della grecia. Theseo, Peritoo, castore e polluce, Iasone, telamone, nestore, peleo padre di achille, spensippo, e taxea frategli della madre, a Atalanta bellisiima femina chostei fu laprima che con lafreccia percosse lorechio del cignale ma meleagro luccise, e acceso dellamore della fanciulla glidono elcapo della fiera, elquale suole esser premio dichi luccide. Il che fu molesto afrategli dellamadre. Et tolsonla alla fanciulla, la qualchosa fusimolesta ameleagro che uccise ambo due etii, a Althea in vendecta defrategli ripose eltizone insulfuocho, e aun medesimo tempo quello arse, e meleagro si conumo. Per questa favola pare che Virgilio voglia inferiri chome poeta, che cosi puo danthe fingere la magreza dellanime, benche naturalmente non possino dimagrare chome glaltri poeti fingono questo di meleagro, o veramente diciamo, che chome invero meleagrosi consumo nel pentimento, chebbe del fallo commesso, e pel dolore che nepreso, chosi queste anime pel doloroso suo pentimento patiscono in se un simile suo accidente, disiderando con extrema continentia recompensare elluxo della gola che patrisce el corpo abestenendosi.