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I sec. d.C.

VALERIO FLACCO, Le Argonautiche, cap. I, vv. 433-438, cap VI, vv. 718-721

Traduzione da: Valerio Flacco, Le Argonautiche, a cura di Caviglia F., BUR, Milano 2000, pp. 168-169, 595

cap. I, vv. 433-438

A te, Meleagro, la fibbia già lascia fluire le vesti E rivela gli omeri, l’ampio petto superbo, uguale, nei muscoli, a quello di Ercole. Quindi, in folta schiera, i figli del nume cilleno: Etalide, che non fallisce nello scagliare le frecce Repentine dall’arco, mentre la corda s’allenta.

cap VI, vv. 718-721

Ma la donna (Medea)è malata di paura per uno soltanto, e non rimane turbata più di quanto lo sia nel contemplsre Meleagro che infuria, o Tàlao o le battaglie di Acasto.