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77-78 d.C.

PLINIO GAIO SECONDO, Storia naturale, V, Mineralogia e storia dell’arte, libri 33-37

Traduzione da: Plinio, Storia Naturale, a cura di  Corso A.,   Mugellesi R.,  Rosati G., Einaudi, Torino 1988, pp. 769-771

Secondo Senocrate l’ambra in Italia non si chiama soltanto succino, ma anche tio; e in Scizia sacrio perchè si forma anche lì, altri, dice Senocrate, pensano che in Numidia si generi dal limo. Ma al di là di tutti va Sofocle, il poeta tragico, cosa che per la verità mi stupisce tanta è la severità delle sue tragedie oltre alla sua reputazione personale, dovuta alla sua nobile origine ateniese, alle sue imprese e al suo comando militare: egli ha detto che l’ambra si formava, al di là dell’India, dalle lacrime versate dagli uccelli meleagridi in pianto per Meleagro (3). Che egli abbia creduto ciò, o che abbia sperato di farlo credere ad altri, chi potrebbe non stupirsene? Quale mente infantile così ingenua si può mai, da credere che degli uccelli piangano annualmente, o che le lacrime siano così grandi, o che quegli uccelli della Grecia, dove Meleagro morì, siano andati a piangere in India? E dunque? Non raccontano i poeti tante storie ugualmente favolose? Certo; ma che uno dica seriamente una cosa simile a proposito di una sostanza come questa, che si importa tutti i giorni ed è così diffusa e smaschera quindi la menzogna, è il massimo insulto per l’umanità e un’intollerabile mancanza di ritegno nel mentire.