42: Dedalo e Icaro

Titolo dell'opera: Icaro e Dedalo

Autore: Antonio Canova

Datazione: 1777/79

Collocazione: Venezia, Museo Correr

Committenza: senatore Pietro Pisani

Tipologia: scultura

Tecnica: scultura in marmo

Soggetto principale: Dedalo fissa le ali a Icaro

Soggetto secondario:

Personaggi: Dedalo e Icaro

Attributi: ali (Icaro), strumenti da lavoro (Dedalo)

Contesto:

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Argan G.C., Studi e note dal Bramante al Canova, Bulzoni Editore 1970, pp. 465-476;Finn D.- Licht F., Canova, New York 1983, pp. 156-159;Barbieri F., Canova, Padova 1990; The Oxford guide to classical mythology in the arts 1500–1990, University Press, Oxford 1993, p. 589; Pegoraro G., “…Antonio Canova, nativo di Possagno nel Trevignano…”, in Canova (Bassano del Grappa, Museo Civico, 22 novembre 2003 – 12 aprile 2004), Milano 2003.

Annotazioni redazionali: È con questo gruppo che Canova giunge a produrre una grande opera con qualità specificatamente sue. Il gruppo di “Dedalo e Icaro” venne esposto alla Sensa di Venezia nel 1779 riscotendo grande successo; l’anno successivo un calco di gesso derivato dall’originale venne presentato ai critici romani che non apprezzarono l’opera. I critici romani erano molto più al corrente rispetto ai veneziani della critica d’arte d’avanguardia dominata da Winckelmann, che li portava a non apprezzare il teso dinamismo e il realismo delle due figure. Sicuramente i critici romani notarono in Canova un talento nuovo tanto rendersi disponibili ad aiutarlo. Canova rappresenta i due personaggi del mito nel momento in cui l’anziano Dedalo adatta alle piccole spalle del figlio le ali che lo porteranno alla morte. Dice Ovidio: “Gli dava le istruzioni per volare, e intanto gli applicava alle braccia quelle ali mai viste. Mentre lavorava e dava consigli, s’inumidirono le sue guance di vecchio, tremarono le sue mani di padre.” Tutto qui è risolto con scarna sobrietà dei gesti, nel naturalismo dei ritratti. Non è una idealizzazione totale, ancora è presente qualche traccia di realismo. Le due figure non si inseriscono nello spazio bensì “vi si accampano in sé ripiegate e concluse” (Barbieri F., Canova, Padova 1990, p. 27). Dedalo e Icaro sono rinchiusi in un cerchio sottolineato anche dal gioco delle braccia del padre e del filo metallico. Dedalo si trova in una posizione che riprende il motivo barocco tradizionale che unisce la ponderazione, l’avvitamento del busto e la posizione controbilanciata delle braccia. I veneziani elogiarono il realismo della figura di Dedalo, il corpo segnato dalla vecchiaia in contrasto con il corpo da adolescente di Icaro. “Canova inizia dalla figura ideale (il mitico artefice di Creta) per approdare a quello che ha tutte le prerogative del ritratto”. (Finn D.- Licht F., Canova, New York 1983, p. 157) Non c’è un accenno all’esito tragico del mito. Sono chiari i sentimenti dei due, il padre intento ad ultimare la sua opera, il figlio spensierato pronto per l’avventura. Argan nota come il tema risulti inconsueto ma nello stesso tempo aveva una giustificazione attuale. Il volo umano era l’idea fissa degli scienziati nella seconda metà del Settecento. In questo modo questo gruppo scultoreo può essere collocato tra la serie di documenti figurativi e letterari, frequenti a quel tempo, in cui si descrivevano attraverso metafore mitologiche fenomeni naturali ed esperimenti scientifici. Questo potrebbe esser stato l’intento del committente, un aristocratico illuminato. Argan propone di leggere “Dedalo e Icaro” oltre il mito classico, infatti dichiara “il vero tema del gruppo è la Scultura”. Alla base di Dedalo si riconoscono gli attrezzi dello scultore (il martello e lo scalpello), mentre ai piedi di Icaro c’è l’ala. Canova rifiuta il ruolo tradizionale dello scultore come semplice artigiano, creatore di belle forme; attraverso Icaro, giovane sognatore pronto a volare, lo scultore sceglie di superare i confini del lavoro artigianale, a rischio di fallire. Pegoraro, partendo dalla situazione familiare di Canova che lo vede orfano presto e accanto al nonno scultore per tutta la giovinezza, vede nella contrapposizione tra vecchio-giovane la sua personale contrapposizione nonno-nipote, in questo modo verrebbero giustificati gli attrezzi da scultore ai piedi di Dedalo.

Daphne Piras