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GABRIELE SIMEONI, La vita et metamorphoseo d’Ovidio figurato et abbreviato in forma d'epigrammi, libro ottavo, 101-102
Talo mutato in Pernice.
L’invidioso Dedal, che sol niega
Che per ingegno à lui sia Talo uguale,
Che le Seste trovò primo e la Sega,
Cerca ogn’hor del nipote il biasmo e’l male.
Et finalmente si l’invidia il piega,
Che sovra un’alta Torre un di l’assale,
Et giù lo getta, ma Minerva aiutrice
Fa dell’infranto corpo una Pernice.
Dedalo si fugge, & caro cade nel mare.
Dedal, che chiuso gia tanti anni in Creta
Era vivuto insieme col figliuolo,
Poi che la cara libertà gli vieta
Il mar, pensa scampar per l’aria à volo.
Vola, e dice al figliuol con faccia lieta
Che tenga il mezzo tra la terra e’l Polo.
Quel s’alza, e strugge l’incerate penne,
Onde il mar, dove ei cadde, il nome tenne.