Dedfr06

1474-1533

LUDOVICO ARIOSTO, Rime, VIII

 

Del mio pensier, che così veggio audace,

timor freddo com'angue il cor m'assale;

di lino e cera egli s'ha fatto l'ale,

disposte a liquefarsi ad ogni face.

 

E quelle, del desir fatto seguace,

spiega per l'aria e temerario sale,

e duolmi ch'a ragion poco ne cale,

che devria ostarli e sel comporta e tace.

 

Per gran vaghezza d'un celeste lume

temo non poggi sì, ch'arrivi in loco

dove s'incenda e torni senza piume.

 

Seranno, oimè! le mie lacrime poco

per soccorrergli poi, quando né fiume

né tutto il mar potrà smorzar quel foco.