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1375-1377

GIOVANNI dei BONSIGNORI, Ovidio Metamorphoseos Vulgare

Come Adriana, figliuola de Minoi, se ‘namoro de Teseo. Capitulo X

Sì come Adriana vidde Teseo fu subito de lui innamorata, e sì chiamò una sua sorella, chiamata Fedra, e sì li disse: “Io volentieri operaia che quel giovane campasse, perciò che io ho udito ch’elli ha um bel figliuolo, e se lui volesse togliare noi doi, una per lui l’altra per lu figliuolo, io li ‘nsegnaria modo ch’elli camparia”. Disse Fedra: “Questo saria gran bene”. Allora ordinaro per la sera sì che lli parlaro, e Teseo promise de fare ciò ch’elli volevano; appresso mandaruno per Dedalo, el quale aveva edificato el laberinto, e dissero a llui che trovasse modo tale che Teseo al tutto campasse.

Come Dedalo ordinò lo scampo de Teseo e come Teseo scampò dal laberinto. Capitulo XI

Allora Dedalo ordinò una mazza con tre nodi e con tre ballotte e sì le diede a Teseo e disse: “Quando tu sarai nel laberinto, come tu giongi al Minotauro, fa che tu li gette queste pallotte in bocca e, fatto questo, sì li darrai con questa mazza. E tieni con teco questo filo d’oro ch’io te do, ed appicalo all’uscio del laberinto, e con teco porta l’altro capo, acciò che tu sappi unde uscire. E se tu n’uscerai, non uscire de dì, perciò che tu porresti essere morto, ma aspetta all’uscio che noi verrimo la notte a te”. Teseo entrò nel laberinto e fece ciò che Dedalo l’impulse e per questo modo campò, e de notte se n’andò e menò seco Adriana e Fedra.

Come Dedalo ed Icaro fuono messi in lo laberinto. Capitulo XV

Lo re Minoi, vedendo che lle figliuole se nn’erano andate e trovando morto el Minotauro, fece pigliare Dedalo, el quale avea tutto ciò ordinato, ed anche fece pigliare el figliuolo chiamato Icaro, suo figliuolo; ma, perché costoro erano molto ingegnosi, sospicò ch’elli fossero stati cagione dello scampo de Teseo, onde li fece pigliare e mettere in lo laberinto. Essendo costoro nella presone, se sforzavano de potere servire a ogni persona per potere uscire del laberinto. Li famigliari del signore andavano a lloro, a cui facevano di belli magisterii, ora all’uno ora all’altro, tanto che entraruno de quelli famigli in singulare grazia. Ma vedendo Dedalo che ‘l suo ingegno giovava ad altrui ed a llui no, pensò de scampare del laberinto e dicea così: “Perché scampi ed escane, io non porrò fugire che ‘l signor mio me farà morire, perciò ch’ell’è signore di tutto Creti, ma io so ch’ello non ha signoria per mare”. Ed allora pensò de andare per aire e così ordinò.

Come Dedalo ed Icaro scamparo dal laberinto. Capitulo XVI

Molta gente andava a llui ed elli disse che voleva fare um bello edificio, e fecese arricare moltitudine di penne de molti uceli e dicea: “Io farrò el più bello edificio che mai fosse fatto”. Allora fece due paia d’ale, uno per sé e l’altro per lo figliuolo; le penne grosse legò con li fili e le minute appicciò con la cera. Icaro l’aitava e porgeali le penne ed imorbidava la cera, non perciò sapea perché ‘l padre facesse quello; ed avendo fornito ogni cosa, puse l’ale al figliuolo ed a sé a modo d’ucello, ed insegnò al figliuolo dentro dal laberinto come se voleva fare per volare, e sì come illo vidde che ‘l figliuolo sapea volare, sì disse: “O figliuolo, noi scamparimo per questo modo; ma una cosa te dico: che tu me seguiti e vada sì come vederai andare a me”. Dicendo questo, saliro in una delle finestre del laberinto ed amorevolmente se basciaruno; e cominciò prima Dedalo a volare ed Icaro a seguirlo, e così scamparuno ed usciruno del laberinto.

Come Icaro annegò in mare. Capitulo XVII

Volando Dedalo, Icaro seguia el padre, el quale ammaestrava el figliuolo dicendo: “Sta bene attento e non te smentigare l’accorto movimento delle braccia, e non salire troppo alto per tema del sole né troppo basso per lu freddo dell’acqua, ma va per la via del mezzo”. Icaro guardando sì come lu cielo era bello, el padre avea cura de lui sì come l’ucello emprima insegna al figliuolo volare ed al suo pulcino la chiozia. Li pescatori, li quali stavano per lu mare, reguardando in alto e vedendo costoro, pensavano che fossero dii, e passato costoro molte isule ed inalzarse per l’aire. Allora Icaro vedendose sì bene avere impreso, comenzò ad essere audace nel volare e volse salire sopra ogni cosa per vedere come el mondo era ordinato. E così salendo, el sole destrusse la cera con la quale erano appiccate le penne, ed allora le penne cominciaruno a cascare in mare; e vedendo Icaro che non potea volare, cominciò a chiamare el padre, e così chiamando cadde nel mare. Dedalo ciò vedendo discese al basso tanto che presso fu d’annegare in mare, e con molto pianto chiamava el figliuolo, e così andò ad un lito e lì aspettò fin che ‘l mare gettò a tterra el corpo del figliuolo.

Allegoria e quarta esposizione de Dedalo ed Icaro. Segnata per D

Vero fu che Dedalo e Icaro fuoro presi dal re Minoi e fuoro impregionati in lo laberinto, el quale secundo l’istorie era tutto di sopra coverto, ed aveva assai finestre, le quali rendeano lume, e stava al lito del mare. Li parenti loro, che sapeano come costoro erano ingegnosi, venivano ogni notte con le navi fine appresso al laberinto. Costoro saltaro per una finestra innudi e notaro fine a quelle navi, e perché la nave ha le vele in forma d’ale, perciò Ovidio dice ch’elli se formaro le ali e volaro sopra el mare. Essendo costoro per mare e navigando, Icaro stava in su la poppa della nave e per li desdagii che aveva avuti nella prigione abisognava del riposo, onde sulla poppa s’adormentò, e così dormendo cadde in mare. Ovidio dice che ‘l padre li commandò che non andasse troppo alto né troppo abasso a demustare a noi che ogni estremità è periculosa, ma dovemo pigliare la via del mezzo, sì come fecero li beati, onde Icaro, adormendose sulla stremità cadde in mare e così morì. Li poeti favolegiano ne l’anteditta forma per ordinare e fare più bella la favola loro e delettevole.

Come Perdix, nepote de Dedalo, diventò Perdice. Capitulo XVIII

El corpo de Icaro per la natura del mare fu gettato al lito dove Dedalo, suo padre, aspettava ed in quel luogo el padre el recevè morto e sepellìlo in quel lito, e per questo fu chiamato quel mare Mare Icaro, e quelli liti se chiamano Littora Icaria. E così avendolo sepellito, Perdix, el quale era già diventato ucello, vidde Dedalo così tristo e cominciò molto ad alegrarse e la cagion fu questa. Dedalo aveva un suo nepote chiamato Perdix, el quale Dedalo ammaestrava, ma essendo se dodici anni, diventò tanto ingegnoso che per sua industria trovò daprima la sega, ad esempio della spina del pesce, ed anche trovò daprima lo sesto con lu quale se fa lo cerchio tondo. Onde per questo Dedalo li cominciò ad avere invidia e, menandolo una volta sopra la rocca de Pallas per avvisare li edificii de la rocca, Dedalo el fece cadere e subito incominciò a piangere dicendo che sciaguratamente era caduto. Ma la dea Pallas, avendo de lui misericordia, non volse ch’al tutto morisse, ma convertillo in uno ucello nominato perdige. E questa è la cagione perché la perdige non volano in alto, ma solo longo terra, né non fanno le lor ova nelle torre, ma solo fra le siepe, perciò che se recordano come fuoro gettate da alto della rocca. E per questa vendetta Perdix venne a ralegrarse del dolore de Dedalo.

Allegoria e quinta mutazione de Perdix in ocello. Segnata per E

Perdix fu uno uomo de suttile ingegno e fu dissipolo de Dedalo, dalle cui mani morì, sì come narra la storia. Moralmente devemo così intendere: per Dedalo se ‘ntende lo ‘ngegno che è così nominato in greco vulgare; per Perdix, el quale deviava dagli soi voleri, intendo uno embriaco immaginatore, per lu quale defetto perdè tutto el suo ingegno, ed essendo fuora della mente, se gettò da una rocca. Molto bene chi è fuora de la mente per suo difetto se getta della rocca quando abandona el conoscimento del vero Idio ed ogni ordinato intelletto, e dice che se convertì in ucello, el quale portava el nome suo. Questo dice perché colui aveva cusì nome, ed anche dice perché li uomini che perdono l’ingegno e vengono a niente, è el loro parlare debile e fiocco sì come ‘l parlare della perdige, e sempre vanno pensosi e riguardando in terra, sì come la perdige che sempre vola longo terra.

Come Dedalo andò al re Cocalo. Capitulo XIX

Come Dedalo ave sepellito Icaro, se partì e venne in Sardigna, sì come scrive Orazio, ma secundo Virgilio Dedalo accapitò in Cumma, nella quale provincia nacque la Sibilla Cumma, della quale Virgilio parla ne l’Eneide. Ma secundo Ovidio, Dedalo accapitò in Cicilia e lì andò dinanzi al re chiamato Cocalo e sì li narrò la sua condizione: sì come lo re Minoi el perseguitava e pregòlo che ‘l devesse defendere da lui. Lo re Cocalo respuse e disse: ”Sta seguramente”. Appresso, odendo la virtù de Dedalo, prese l’arme e con tutto suo sforzo andò contra lo re Minoi e con lui combattette. Sì come dicono alcuni, Cocalo uccise Minoi ed el suo capo fece cuociare ne l’acqua bullita; altri dicuno che llo vinse e sì lo riprigionò. Ovidio non tocca questo, ma solo dice che tornò ad Atena e, tornato che fu Teseo, el quale avea la vittoria del Minotauro per astuzia de Dedalo, sì li fece molto onore e della sua venuta fece granne alegrezza.

 

Come dopo la venuta de Dedalo li ateniesi denegaro el tributo al re Minoi. Capitulo XX

Allora che Dedalo gionse in Atena, li atenesi lo riceveruno onoratamente, benedicendo lo ‘ngegno suo e rengraziando la dea Minerva e tutti li dii, li quali aveano data tanta grazia a Teseo ch’elli era scampato dal Minotauro ed avealo morto. Allora ordinaro che non se desse più el tributo allo re Minoi, tanto aveano fidanza in lo valore ed in la bontà de Teseo, che non credeano poter perire, e tanto montò in gran renomia che qualunque persona avea alcuno eccesso alle mani andava a Teseo e subito erano liberati per sua virtude.