V sec. a.C.
ERODOTO, Le Storie, 7, 169-170
169) Ecco come si comportarono i Cretesi, quando i Greci in tal senso incaricati li invitarono nell'alleanza: mandarono a Delfi a nome di tutti una delegazione per chiedere al dio se fosse vantaggioso per loro soccorrere la Grecia. E la Pizia rispose: "Sciocchi, e poi vi lamentate di tutte le lacrime che vi fece versare Minosse, incollerito per l'aiuto portato a Menelao? I Greci non avevano collaborato a vendicare la sua morte a Camico, e voi invece li aiutaste a rivalersi per la donna rapita a Sparta da un barbaro". I Cretesi, come udirono queste parole riportate dai messi, si astennero dall'inviare aiuti.
170) Si racconta infatti che Minosse, giunto in Sicania (oggi detta Sicilia) alla ricerca di Dedalo, vi perì di morte violenta. Tempo dopo i Cretesi, indotti da un dio, tutti tranne quelli di Policne e di Preso, arrivarono in Sicania con una grande flotta e strinsero d'assedio per cinque anni la città di Camico (ai tempi miei abitata dagli Agrigentini). Infine, non potendo né conquistarla né rimanere lì, oppressi com'erano dalla carestia, abbandonarono l'impresa e se ne andarono. Quando durante la navigazione giunsero sulle coste della Iapigia, una violenta tempesta li spinse contro terra: le imbarcazioni si fracassarono e giacché non vedevano più modo di fare ritorno a Creta, fondarono sul posto una città, Iria, e vi si stabilirono cambiando nome e costumi: da Cretesi divennero Iapigi Messapi e da isolani continentali. Muovendo da Iria fondarono altre città, quelle che molto più tardi i Tarantini tentarono di distruggere subendo una tale sconfitta da causare in quella circostanza la più clamorosa strage di Greci a nostra conoscenza, di Tarantini appunto e di Reggini. I cittadini di Reggio, venuti ad aiutare i Tarantini perché costretti da Micito figlio di Chero, morirono in tremila; i Tarantini caduti, poi, non si contarono neppure. Micito, che apparteneva alla casa di Anassilao era stato lasciato come governatore di Reggio ed è lo stesso che, scacciato da Reggio e stabilitosi a Tegea in Arcadia, consacrò a Olimpia numerose statue.