54: Cefalo e Procri

Titolo dell’opera: Cefalo e Procri

Autore: Orazio Fidani (1610-1656)

Datazione: 1645 ca.

Collocazione: Firenze, collezione privata

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela (183 x 248 cm)

Soggetto principale:

Soggetto secondario:

Personaggi: Cefalo, Procri, Eretteo

Attributi: frecce, cane (Cefalo); freccia (Procri)

Contesto: paesaggio boschivo

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Il seicento fiorentino. Arte a Firenze da Ferdinando II a Cosimo III, (catalogo della mostra), Cantini, Firenze 1986, vol. I, pp. 380

Annotazioni redazionali: Fidani segue la tradizione figurativa che aveva sostituito la lancia con una freccia (Cfr. scheda opera 17, scheda opera 28, scheda opera 34, scheda opera 36, scheda opera 43). Cefalo è ritratto sulla sinistra del dipinto mentre spezza le frecce che gli sono rimaste con il ginocchio; al centro Procri, ferita a morte proprio da una delle frecce di Cefalo, è sorretta da un uomo, probabilmente identificabile con Eretteo, re di Atene e padre della fanciulla secondo la versione del mito riportata da Ovidio (Ceffc06). Il gesto compiuto da Cefalo ricorda quello compiuto da uno dei pretendenti della Vergine nelle rappresentazioni rinascimentali dello Sposalizio (Perugino, Raffaello); indicativo il fatto che il medesimo gesto rappresenti la negazione di un legame matrimoniale tanto nella tradizione biblica tanto in quella mitologica. In ogni caso, nel dipinto fiorentino il gesto compiuto da Cefalo esprime pentimento e rabbia e viene rafforzato da quello di Procri, che indica disperata il proprio marito. Infine, il cane attributo di Cefalo ma anche simbolo per eccellenza di fedeltà, fissa lo spettatore in quanto depositario dell’ammonimento, ormai saldamente legato al mito, contro la gelosia, deleteria per le unioni amorose.

Roberta Talone