Titolo dell’opera: Cefalo e Procri
Autore: Peter Paul Rubens (1577-1640)
Datazione: 1636-1638
Collocazione: Madrid, Prado
Committenza: Filippo IV di Spagna (1605-1665)
Tipologia: bozzetto preparatorio
Tecnica: olio su tavola (29 x 32 cm)
Soggetto principale: Procri è nascosta dietro ad alcuni cespugli mentre Cefalo invoca Aura
Soggetto secondario:
Personaggi: Cefalo, Procri
Attributi: lancia (Cefalo)
Contesto: bosco
Precedenti:
Derivazioni: Peteer Symons, Cefalo e Procri, Madrid, Prado (Cfr. scheda opera 50)
Immagini:
Bibliografia: Jaffè M., Esquisses inédites de Rubens pour la Torre della Parada, in “Revue du Louvre”,14, 1964, pp. 313-322; Paratore E., Ovidio e Seneca nella cultura e nell’arte di Rubens, in “Bulletin de l’Institut Historique Belge de Rome”, 38, 1967, pp. 533-565; Alpers S., The decoration of the Torre della Parada, Arcade, Bruxelles 1971, pp. 190-192; Held J.S., The oil sketches of Peter Paul Rubens, Princeton University Press, Princeton, New Jerey 1980, n. 177; Jaffè M., Rubens, Milano 1989
Annotazioni redazionali: Questo bozzetto, destinato alla decorazione della Torre de la Parada per cui Rubens aveva già realizzato un cartone per il mito di Cefalo (Cfr. scheda opera 48), inizialmente di proprietà del duca di Infantado, passò poi nelle collezioni del duca di Pastrana, che lo vendette nel 1889 al Prado. In primo piano sulla destra Procri è nascosta tra le fronde di un cespuglio per spiare l’amato Cefalo e testarne la fedeltà; questi, è seduto sulla sinistra come se si stesse riposando dopo le fatiche della caccia (e in effetti tiene nella destra una lancia); il braccio è ancora alzato come se stesse invocando qualcuno o qualcosa (probabilmente quell’Aura di cui parla Ovidio (Ceffc06), una brezza rinfrescante, che invece alle orecchie della gelosa Procri suonò come il nome di una ninfa), mentre il volto di Cefalo sembra voltarsi improvvisamente proprio verso il nascondiglio di Procri, come se avesse sentito un ruomore; è proprio questo particolare ad alludere al seguito della narrazione e al suo tragico epilogo. Con questa particolare scelta iconografica, Rubens si allontana radicalmente dalla tradizione del mito di Cefalo e Procri, che mai si era soffermata a raffigurare il momento precedente l’uccisione di Procri, preferendogli piuttosto quello della morte o, più frequentemente, quello immediatamente successivo con Cefalo disperato per il tragico avvenimento. La distanza che separa i due personaggi nel mito viene sottolineata anche da un punto di vista compositivo: Procri è portata in primo piano dalla folta vegetazione che si trova alle sue spalle, mentre Cefalo, pur essendo molto vicino alla fanciulla, appare lontano grazie all’apertura del paesaggio sullo sfondo. Analoghe soluzioni compositive sono rilevabili nelle incisioni di Salomon (Cfr. scheda opera 32) e Tempesta (Cfr. scheda opera 41), nonché nei dipinti del Veronese (Cfr. scheda opera 33 e scheda opera 35). A tal proposito sappiamo che, tra i diversi testi che Rubens deve aver consultato durante la realizzazione dei bozzetti per la Torre della Parada, la Plantin Press gli fece avere l’edizione del 1608 de La Metamorphose d’Ovide figurèe con le illustrazioni di Salomon. La trasposizione su tela di questo bozzetto è opera di Peeter Symons, il quale riporta fedelmente le indicazioni di Rubens salvo travisare la lancia con una freccia (Cfr. scheda opera 50). Per una trattazione generale sul ciclo della torre della Parada si rimanda alla scheda opera 49.
Roberta Talone