45: Cefalo e Procri

Titolo dell’opera: Cefalo e Aurora

Autore: Nicolas Poussin (1595-1664)

Datazione: 1627-1630

Collocazione: Londra, National Gallery

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela, (96,5 x 130,5 cm)

Soggetto principale: Aurora cerca di trattenere Cefalo, mentre un puttino gli mostra un ritratto di Procri

Soggetto secondario: a sinistra Oceano; sullo sfondo la personificazione della Terra

Personaggi: Cefalo, Aurora, Oceano

Attributi: ritratto di Procri (Cefalo); otre d’acqua (Oceano); corona di fiori, cornucopia (Terra)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:  

Immagini: http://www.nationalgallery.org.uk/cgi-bin/WebObjects.dll/CollectionPublisher.woa/wa/work?workNumber=ng65

Bibliografia: Lavin I., Cephalus and Procris, transformation of an Ovidian myth, in “Journal of the Warburg Institute”, 17, 1954, pp. 260-286;Blunt A., Nicolas Poussin, Phaidon Press, Londra 1958, vol. I, p. 103; Blunt A., The paintings of Nicolas Poussin. A Critical Catalogue,Phaidon Press, Londra 1966, p. 104; Thuillier J., L’opera completa di Nicolas Poussin, Classici dell’Arte Rizzoli, Milano 1974, pp. 87-88;

Annotazioni redazionali: La tela, probabilmente ancora in Francia verso il 1750, entra nelle collezioni della National Gallery nel 1831. Irvin Lavin vede in questa tela un riflesso della tradizione, inaugurata da Agostino Carracci a palazzo Farnese (Cfr. scheda opera 38), che fa riferimento all’opera teatrale scritta da Gabriello Chiabrera Il rapimento di Cefalo messo in scena a Firenze nell’ottobre del 1600 in onore del matrimonio tra Maria de Medici e Enrico IV di Navarra. Sulla destra Cefalo è rappresentato mentre cerca di divincolarsi dal forte abbraccio di Aurora; il suo sguardo è indirizzato verso un dipinto, apparentemente una tavola di impianto Quattrocentesco, raffigurante un volto femminile di profilo e tenuto in mano da un putto. A detta di Irvin Lavin (1954) tale ritratto rappresenterebbe Procri: Poussin quindi, inserendo l’elemento del ritratto mostrato dal putto, particolare assente nella tradizione letteraria del mito, riesce a trasporre in immagine una sorta di allegoria della fedeltà: Cefalo, infatti, osservando il ritratto dell’amata, tiene a mente la promessa di fedeltà fatta a Procri e dunque rifiuta l’amore di Aurora. Blunt riconosce poi in tale espediente un parallelo in un dipinto di Rubens, parte della serie per Maria de’ Medici (la stessa donna per la quale fu scritto per altro il dramma di Chiabrera), in cui Hymeneo e Cupido mostrano il ritratto della principessa a suo marito Enrico IV (http://it.wikipedia.org/wiki/Immagine:Peter_Paul_Rubens_048.jpg). Nella figura addormentata in primo piano a sinistra, Lavin vede una stretta somiglianza da un punto di vista compositivo con il Titone addormentato nell’affresco di Agostino Carracci della Galleria Farnese a Roma (Cfr. scheda opera 38). Tuttavia, la presenza di un anfora dalla quale sgorga dell’acqua, fa propendere per una personificazione di Oceano, luogo in cui, secondo Omero (Inni, V, 227), Aurora e Titone si innamorano, nonché personaggio del dramma di Chiabrera. Tra l’altro, come notato da Blunt, la figura in questione non appare in età avanzata come vorrebbe la tradizionale iconografia di Titone: molto più probabile, dunque che si tratti di Oceano, la cui presenza può essere anche spiegata col fatto che secondo la tradizione mitica Aurora sorgeva ogni giorno dal mare. Sia Blunt che Lavin riconoscono poi nel cavallo alato posto in secondo piano Pegaso; il primo trova l’associazione di quest’ultimo con Aurora in Cartari, il secondo fa riferimento a fonti ancora più antiche e vede, dietro gli alberi, il carro che il cavallo alato dovrebbe trainare. A proposito del carro di Aurora è interessante notare come una radiografia effettuata sulla tela abbia rivelato la presenza di numerose modifiche, in particolare l’eliminazione di un carro posto al di sotto del cavallo alato e della figura femminile sdraiata. In ultima istanza entrambi gli studiosi cercano di identificare la figura della donna distesa sulla sinistra: Lavin vuole che si tratti di Procri, ma Blunt, riferendosi al mito così come è raccontato nelle Metamorfosi di Ovidio (Ceffc06),nota come nel racconto quest’ultima si trovi altrove al momento dell’incontro tra Cefalo e Aurora; egli dunque, notando la corona di fiori indossata dalla figura e la cornucopia tenuta in mano, vi riconosce una personificazione della Terra. Blunt conclude quindi dicendo che Poussin non si è riferito solo al ciclo notte/giorno, ma anche all’idea di fertilità, dato che Oceano è secondo le maggiori autorità (Cartari) il padre di tutti i grandi fiumi e la fonte di fertilità che viene dall’acqua; se poi Aurora viene considerata come allusione al fuoco, potrebbe anche esserci, a sua detta, un riferimento ai quattro elementi. Lavin riconosce poi tra le nuvole il carro di Febo verso il quale starebbe guardando Pegaso desideroso di tornare a precederlo, confermando così l’ipotesi che si tratti di una rappresentazione ispirata al dramma di Chiabrera (Ceffr09), al quale invece Blunt non fa il minimo accenno. Poussin era un uomo di grande cultura e per questo gli viene spesso attribuito l’appellativo di pittore-filosofo; partendo da questo presupposto diventa più facile vedere in questa composizione il raggruppamento di simboli derivati da fonti diverse, rare e antiche. Il dramma di Chiabrera intendeva evidenziare come la forza dell’amore fosse superiore a qualsiasi altra legge della natura provocando anche l’interruzione del naturale susseguirsi del giorno e della notte: allora tale testo potrebbe essere stato lo spunto iniziale da ampliare per rendere il messaggio ancora più chiaro; in quest’ottica, la figura femminile potrebbe effettivamente essere un’allegoria della natura, sdraiata in quanto immobilizzata a causa dell’assenza di Aurora. Non a caso forse essa guardi, come Pegaso, malinconica verso un sole che esita a sorgere, mentre Oceano aspetta mesto che alle sue spalle prenda l’avvio il nuovo giorno. Lavin individua una stretta somiglianza tra la figura di Cefalo e quella di Bacco del Trionfo di Bacco e Arianna di Tiziano; Panofsky invece, come riportato da Blunt, vede nella posa di Cefalo una ripresa dalla figura di Adamo nella Cacciata dal Paradiso di Michelangelo alla Cappella Sistina.

Roberta Talone