
Titolo dell’opera: Cefalo e Procri
Autore:
Datazione: 1522
Collocazione: Nicolò degli Agostini, Tutti li libri de Ovidio Metamorphoseos tradutti dal litteral in verso vulgar con le sue allegorie in prosa, Stampato in Venetia per Iacomo da Leco a in stantia de Nicolò Zoppino e Vincentio di Pollo, 1522, libro III
Committenza:
Tipologia: incisione
Tecnica: xilografia
Soggetto principale: Procri giace in un cespuglio trafitta da una lancia, scagliata da Cefalo, in piedi a sinistra
Soggetto secondario: sulla destra Cefalo soccorre Procri
Personaggi: Cefalo, Procri
Attributi: lancia
Contesto:
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini: Niccolò degli Agostini, Tutti li libri de Ovidio Metamorphoseo, in verso vulgar con le sue allegorie in prosa et istoriato, Venezia 1522, libro VII
Bibliografia: Guthmüller B., Mito, poesia, arte. Saggi sulla tradizione ovidiana nel Rinascimento, Bulzoni, Roma 1997, pp. 66-67, 75-79, 97-123;
Annotazioni redazionali: Nel 1522 viene stampato a Venezia l’Ovidio Metamorphoseos in verso vulgar di Niccolò degli Agostini (Ceffr04). Stando al titolo, l’opera sarebbe una traduzione diretta da Ovidio in ottava rima (“tradutti dal litteral in verso vulgar”); in realtà la critica ha da tempo appurato che si tratta di una trasposizione dalla prosa al verso del volgarizzamento di Giovanni de’ Bonsignori (Ceffm11), fonte da cui l’autore si allontana raramente, solo per esigenze di rima. Nella xilografia dedicata al mito di Cefalo e Procri sono raffigurate due momenti dello stesso episodio: a sinistra Procri, nascosta tra le fronde per spiare Cefalo durante una battuta di caccia, viene da questi ferita con una lancia; a destra Cefalo, disperato per il tragico avvenimento, sorregge il corpo morente della giovane amata. Un precedente per quanto riguarda la rappresentazione simultanea dei due episodi è la miniatura nell’Epistre d’Othea conservata ad Erlangen (Cfr. scheda opera 18).
Roberta Talone