Titolo dell’opera: Pan e la ninfa
Autore: Giovanni Antonio Bazzi, detto il Sodoma (1477-1549)
Datazione: 1510 ca.
Collocazione: Massachusset, Worcester Art Museum (decorava una stanza del palazzo Chigi a Siena insieme ad altre tele con scene tratte dalle Metamorfosi di Ovidio)
Committenza: Sigismondo Chigi (1479-1525)
Tipologia: dipinto
Tecnica: tempera su tela
Soggetto principale:
Soggetto secondario:
Personaggi: fauno, ninfa, donna con un occhio solo
Attributi: flauto
Contesto:
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Jansen A., Leben und Werke des malers G.A. Bazzi, Ebner & Seubert, Stoccarda 1870; Hobart Cust R.H., Giovanni Antonio Bazzi hitherto usually styled "Sodoma": the man and the painter, 1477-1549: a study, John Murray, Londra 1906, p. 388; Henniker-Heaton R. (a cura di), Catalogue of paintings and drawings, Worcester Art Museum, Worcester 1922; Vavasour-Elder I., Tre pitture inedite del Sodoma, in “Rassegna d’arte senese”, XVII, 1924, pp. 61-62; Henniker Heaton R., Three Pictures by “Il Sodoma”, in “The Burlington Magazine”, XLVII, CCLXXI, 1925, pp. 195-196; Lusini V., Storia del palazzo Chigi-Saracini, Stab. arti grafiche S. Bernardino, Siena 1927; Davies M., European Paintings in the collection of the Worcester Art Museum, Worcester 1974, pp. 459-462; Hayum A., Giovanni Antonio Bazzi, “Il Sodoma”, New York-Londra 1976, pp. 22-24, 135-137, 307; Bartalini R., Le occasioni del Sodoma: dalla Milano di Leonardo alla Roma di Raffaello, Donzelli, Roma 1996; Bartalini R., Sodoma a Palazzo Chigi, in Scritti per l'Istituto Germanico di Storia dell'Arte di Firenze: settanta studiosi italiani, a cura di Cristina Acidini Luchinat, Le Lettere, Firenze 1997, pp. 233-238; Bartalini R., Sodoma, il soffitto di Palazzo Chigi e i volgarizzamenti di Ovidio, in Scritti di storia dell'arte in onore di Sylvie Béguin, Paparo, Napoli 2001, pp. 157-162
Annotazioni redazionali: Questo dipinto faceva parte di una serie di piccole tele realizzate dal Sodoma su commissione di Sigismondo Chigi. Le tele dovevano completare la decorazione di un soffitto a lacunari, all'interno del palazzo Chigi alla Bocca del casato a Siena. I dipinti hanno tutti soggetti mitologici, che ben si accordano con l'occasione per cui furono commissionati: il matrimonio tra Sigismondo e Sulpicia Petrucci, figlia del signore di Siena, celebrato nel 1507. Sigismondo affida al Sodoma la realizzazione di tutte le tele, che in origine dovevano essere circa trenta, le quali rimasero in situ almeno fino all'inizio del '600; Fabio Chigi infatti nei suoi Commentarii ci informa della presenza in anno 1618 di alcune tele di soggetto mitologico commissionate da Sigismondo agli inizi del '500 per il Palazzo di famiglia. Oggi purtroppo ne conosciamo solo cinque: tre sono conservate al Worcester Art Museum e raffigurano Apollo e Dafne (Cfr. scheda opera relativa), La Caduta di Fetonte e Pan e la Ninfa dormiente; una quarta tela con Marte, Venere e Vulcano è al Metropolitran Museum di New York (Cfr. scheda opera relativa), mentre la quinta, conservata in una collezione privata milanese, rappresenta Diana e Atteone (Cfr. scheda opera relativa). Tra queste, l’iconografia che lascia aperti i dubbi maggiori è proprio quella con Pan e la Ninfa dormiente, in cui gli elementi raffigurati non trovano alcun riferimento nei miti narrati nel testo di Ovidio: una ninfa è stesa ad occhi chiusi sulle ginocchia di un fauno, mentre una donna con un solo occhio suona un flauto assistendo alla scena. Come era già accaduto nel caso della tavola di Piero di Cosimo conservata alla National Gallery di Londra (Cfr. scheda opera 21), anche in questo caso ci troviamo di fronte a un’iconografia dubbia in cui sono rappresentati un fauno ed una donna distesa: va da sé l’ipotesi che possa trattarsi nuovamente di una raffigurazione del mito di Cefalo e Procri. Interessante a tal proposito le osservazioni di Albert Jansen, che nel 1870 ricorda nella collezione di Herr von Rumohr una tela con Cefalo e Procri, opera del Sodoma, accanto all’Apollo e Dafne e alla Caduta di Fetonte (per un’analisi dei quali si rimanda a Vavasour-Elder, 1924), parte della collezione di Palazzo Chigi; la stessa tela è citata poi da Robert H. Hobart Cust, che nel 1906 la annovera tra i dipinti perduti del Sodoma. Nel catalogo del 1922, infine, Raymond Henniker Heaton cita tra le nuove acquisizioni del Worcester Art Museum, accanto all’Apollo e Dafne e alla Caduta di Fetonte una tela con Pan e la ninfa dormiente, non dando più conto del Cefalo e Procri. Tornando all’analisi del dipinto per cercarvi degli indizi su una possibile identificazione di questo con il Cefalo e Procri di cui parla la critica, la prima cosa da notare è proprio l’assenza di Cefalo; e ancora, riprendendo l’accostamento fatto all’inizio con la Morte di Procri di Piero di Cosimo, è pur vero che in questo caso la donna sdraiata non presenta alcuna ferita. Dunque, probabilmente la conclusione più ragionevole è che questa tela rappresenti effettivamente una fanciulla dormiente, e che di conseguenza il dipinto Cefalo e Procri sia andato perduto senza per altro che, ad oggi, ne siano state individuate riproduzioni o descrizioni: Rumohr nel 1827 parla solo di frammenti di un quadro a tempera contenente la rappresentazione delle Metamorfosi di Cefalo. Da questa affermazione apprendiamo due notizie piuttosto significative: il quadro era in frammenti e probabilmente fu fatto restaurare per l’epoca in cui lo vede Jansen, cioè circa cinquant’anni dopo; rappresentava le Metamorfosi di Cefalo e dunque doveva comparire la figura di Cefalo.
Roberta Talone