
Titolo dell’opera: Storia di Cefalo e Procri
Autore: Maestro della Madonna Whittemore
Datazione: 1450-1460
Collocazione: Avignone, Musée de Petit Palais, collezione Campana
Committenza:
Tipologia: dipinto
Tecnica: olio su tavola (54 x 49 cm)
Soggetto principale: Cefalo sta per scagliare una freccia nella direzione di Procri, rappresentata dietro alcuni alberi
Soggetto secondario: sulla sinistra Aurora osserva Cefalo
Personaggi: Cefalo, Procri, Aurora
Attributi: arco, freccia, cane da caccia (Cefalo)
Contesto: paesaggio boschivo con città sullo sfondo
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini: http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/5FJ2TE/00-000721.jpg
Bibliografia: Lavin I., Cephalus and Procris, transformation of an Ovidian myth, in “Journal of the Warburg Institute”, 17, 1954, pp. 260-286; Laclotte M., Peinture italienne: Musee du petit palais, Avignon, Reunion des musees nationaux, Parigi 2005
Annotazioni redazionali: la tavola conservata ad Avignone decorava in origine un cassone nuziale. Come già visto nelle miniature coeve, anche in questo caso l’attenzione viene focalizzata sul momento finale del mito, quello dell’imminente morte di Procri: la giovane è infatti nascosta dietro agli alberi, intenta a spiare l’amato Cefalo durante una battuta di caccia (come si può dedurre dai due cervi); questi è raffigurato in primo piano di spalle intento a tendere l’arco nella direzione di Procri, ignaro della tragedia che sta per avvenire; accanto a lui una donna e il suo infallibile cane da caccia Lelape dotato di museruola. Nonostante le numerose similitudini nell’impostazione della scena con la tradizione miniaturistica dell’Èpitre d’Othéa (Cfr. scheda opera 16), non si può ipotizzare una derivazione da esse in quanto in questo caso l’arma che uccide Procri è una freccia e non una lancia; inedita è anche la presenza del personaggio femminile sulla sinistra, identificato da Lavin (1954) (senza il supporto di alcun attributo) con Aurora. Per quanto riguarda l’arma usata da Cefalo, l’unica fonte che parla di una freccia è il De Mulieribus claris di Boccaccio (Ceffm10), opera composta qualche anno prima del cassone, che tra l’altro ben si adatta per la decorazione di un pannello di un cassone nuziale. Da sottolineare anche il più o meno contemporaneo accostamento del mito di Cefalo e Procri con la tematica matrimoniale, espresso esplicitamente in due opere teatrali di fine Quattrocento, l’anonima Fabula di Cefalo e Procri (Ceffr02) e la Fabula di Cefalo di Niccolò da Correggio (Ceffr03), attraverso cui il mito di Cefalo e Procri acquisterà il significato di ammonimento nuziale contro la gelosia.
Roberta Talone