46: Niobe

Titolo dell’opera: Strage dei Niobidi

Autore: Luca Giordano (1632-1705)

Datazione: 1658-1660

Collocazione: Memphis, Brooks Memorial Art Gallery

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela (104 x 345 cm)

Soggetto principale: Apollo e Diana saettano i figli di Niobe

Soggetto secondario:

Personaggi: Apollo, Diana, Niobidi

Attributi: arco, freccia (Apollo); arco, freccia (Diana)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Ferrari O., Scavizzi G., Luca Giordano. L’opera completa, Electa Napoli, Napoli 1992, pp. 31, 264; Luca Giordano 1634-1705, Electa, Napoli 2001, pp. 57-58

Annotazioni redazionali: il dipinto fu realizzato alla fine degli anni ’50 del XVII secolo da Luca Giordano in pendant con l’Uccisione di Medusa sempre conservata a Memphis. Le due tele, di medesimo formato oblungo e caratterizzate da un marcato neovenetismo, componevano probabilmente un fregio decorativo (Ferrari-Scavizzi 1992). Le dimensioni allungate dell’opera, adottate per un soggetto concitato come la strage dei Niobidi, comportano una compressione della scena e uno schiacciamento in primo piano dei personaggi, molti dei quali risultano tagliati dal bordo. Le due divinità arciere sono poste su delle nubi nella parte sinistra. Diana, in secondo piano, si rivolge verso l’esterno della tela, dove sono immaginate alcune delle vittime, mentre la figura di Apollo, in primo piano, ha scoccato una delle frecce verso il gruppo dei Niobidi che si accalca a destra. Alcuni figli fortemente scorciati giacciono al suolo morti, mostrando solamente il volto o un piede. Come nel racconto ovidiano si ritrovano i figli a cavallo che, nel tentativo di fuggire, sono colpiti dagli strali divini cadendo rovinosamente. Alcune facce deformate della paura emergono dall’ombra creatasi per la massa dei corpi. La presenza di una delle figlie di Niobe, vista di spalle ed emergente dal bordo della tela, come anche la figura di Diana arciera, testimoniano la consueta condensazione in un’unica scena delle due stragi, distinte invece nel testo di Ovidio.

Dario Iacolina