42: Niobe

Titolo dell’opera: Strage dei Niobidi (Niobes liberi sagittis ab Apolline et Diana conficiuntur)

Autore: Antonio Tempesta (1555-1630)

Datazione: 1606

Collocazione: Metamorphoseon sive Transformatioum Ovidianarum Libri quindecim Aeneis formis ab Antonio Tempesta Fiorentino incisi, et in pectorum antiquitatisque studiosorum gratiam nunc primum exquisitissimis  sumptibus a Petro de Iode anteuerpiano in lucem editi, Anversa 1606, Libro VI, pl. 55

Committenza:

Tipologia: incisione

Tecnica: xilografia

Soggetto principale: Apollo e Diana saettano i figli e le figlie di Niobe

Soggetto secondario:

Personaggi: Diana, Apollo, Niobe, Niobidi

Attributi: arco, freccia, mezzaluna (Diana); arco, freccia (Apollo); corona (Niobe)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia:

Annotazioni redazionali: l’incisione del Tempesta illustra il momento culminante del mito di Niobe. In alto, tra le nuvole, Apollo e Diana stanno colpendo mortalmente con le loro frecce i quattordici figli di Niobe. Questi sono raffigurati nei più svariati atteggiamenti di fronte al terribile evento che li vede protagonisti: alcuni sono riversi sul terreno già morti, altri sono stati appena colpiti e, ormai feriti mortalmente, si accasciano al suolo, altri ancora tentano di fuggire dagli strali divini. Al centro della scena si trova Niobe, la cui posizione, con le braccia levate al cielo e lo sguardo sgomento rivolto ai due figli di Latona, richiama quella dell’incisione del 1557 di Salomon (Cfr. scheda opera 36). Ma la presenza della figlia minore, che cerca rifugio nel grembo materno e che, in questo caso, leva anch’essa le braccia in un gesto di supplica, testimonia l’importante influenza del gruppo dei Niobidi degli Uffizi (Cfr. scheda opera 12) sulle raffigurazioni seicentesche della strage dei figli di Niobe. Il gruppo di Niobe che protegge la figlia più piccola, venuto alla luce insieme alle altre sculture dei figli nel 1583 a Roma, costituirà per gli artisti del XVII secolo in poi un modello indiscusso al quale fare riferimento nella rappresentazione patetica della morte dei Niobidi. L’incisione si discosta dalla narrazione ovidiana, in quanto nel testo latino la morte dei figlioli di Niobe precede nel tempo quella delle figlie, invece nell’immagine del Tempesta il massacro, compiuto sia da Apollo che da Diana, avviene simultaneamente. Questa rielaborazione del racconto delle Metamorfosi, che porta ad una sintesi dei due momenti distinti, creando una scena di maggiore tragicità, sarà comune a quasi tutte le raffigurazioni del ‘600 con il medesimo soggetto.

Dario Iacolina