40: Niobe

Titolo dell’opera: Strage dei Niobidi

Autore: Abraham Bloemaert (1564 ca.-1651)

Datazione: 1591

Collocazione: Copenhagen, Royal Museum of Fine Arts

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela (256 x 262 cm)

Soggetto principale: Diana, accompagnata da Apollo, saetta le figlie di Niobe, giunte insieme alla madre a piangere

Soggetto secondario: i figli di Niobe giacciono al suolo morti, già uccisi da Apollo

Personaggi: Diana, Apollo, Niobe, Niobidi

Attributi: arco (Apollo); arco, freccia, faretra (Diana); corona (Niobe)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Roethlisberger M.G., Abraham Bloemaert and his sons. Paintings and prints, Davaco, Doornspijk 1993, pp. 19, 65-67

Annotazioni redazionali: la tela fu realizzata dal giovane Abraham Bloemaert al suo arrivo ad Amsterdam nel 1591 ed è considerata una dei suoi massimi capolavori. Il soggetto raffigurato è ripreso dal racconto ovidiano (Niofc26) della punizione inflitta alla superba Niobe da parte di Apollo e Diana. La raffigurazione risulta fedele nel presentare il momento finale della storia. I corpi scultorei dei figli di Niobe giacciono riversi al suolo in primo piano. La loro morte è già avvenuta per mano di Apollo, il quale si trova seduto tra le nuvole poco partecipe alla nuova strage in atto. Accanto a lui, Diana è colta nell’atto di scagliare frecce contro le ultime figlie in fuga in secondo piano. Niobe, con le braccia aperte e lo sguardo supplice rivolto alla dea, sembra irrompere al centro della scena nel tentativo disperato di fermare la carneficina, ormai giunta a conclusione. Infatti, intorno a lei, alcune figlie sono state appena colpite dai dardi mortali e si abbandonano sui corpi dei fratelli. Leggendo il passo di Ovidio (vv. 288-296) in cui si descrivono gli atteggiamenti delle figlie nell’incipiente morte è possibile ritrovare molti dei dettagli rielaborati dall’artista: “Una di esse (…) morente si accasciò con il viso reclinato sul fratello; un’altra (…) si piegò in due per una ferita nascosta (…) una mentre fugge invano, stramazza, l’altra muore sul corpo della sorella; una si nasconde, e avresti potuto vedere un’altra muoversi tremante”. La figura di Niobe che emerge dalla massa dei cadaveri dei figli è stata ripresa da un’incisione da Giulio Romano del 1557 con il medesimo soggetto. Dell’opera fu realizzata una replica dallo stesso artista commissionata per l’imperatore Rodolfo II o, più probabilmente, per un agente imperiale.

Dario Iacolina