Titolo dell’opera: Strage dei Niobidi
Autore: Francesco Primaticcio, detto il Bologna (1504-1570)
Datazione: metà XVI secolo
Collocazione: Parigi, Biblioteca Nazionale
Committenza:
Tipologia: disegno
Tecnica:
Soggetto principale: Apollo e Diana uccidono i figli e le figlie di Niobe
Soggetto secondario: Niobe, trasformata in pietra, è trasportata dal vento e posta sul monte Sipilo
Personaggi: Apollo, Diana, Niobe, Niobidi, personificazione del vento
Attributi: arco, freccia, faretra (Apollo); arco, freccia, mezzaluna (Diana); corona, effigie di pietra (Niobe)
Contesto: scena all’aperto
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Beguin S., La Galerie d’Ulysse a Fontainebleau, Presses universitaires de France, Paris 1985, pp. 158-159
Annotazioni redazionali: il disegno, realizzato dal Primaticcio o da un suo allievo intorno alla metà del Cinquecento, illustra uno dei soggetti che decoravano la Galleria d’Ulisse nel castello di Fontainebleau, fatta demolire nel XVIII secolo. L’impresa fu commissionata dal re di Francia Francesco I al Primaticcio nel 1540, al quale si aggiunse successivamente Niccolò dell’Abate. Il foglio mostra la scena dell’uccisione da parte di Apollo e Diana dei figli di Niobe. Il racconto del mito contenuto nelle Metamorfosi di Ovidio (Niofc26) costituisce la fonte principale della rappresentazione. La morte dei Niobidi nel testo latino avviene in due momenti separati: i figli maschi vengono uccisi da Apollo durante una cavalcata davanti le mura della città (vv. 224-266), le figlie, invece, accorse alla notizia della morte dei fratelli, sono uccise da Diana mentre li piangono sui catafalchi (vv. 288-301). Questa separazione è conservata nel disegno, come avviene anche nel foglio di Francesco Salviati (Cfr. scheda opera 27). In cielo, Apollo e Diana sono giunti sulle nubi presso la città di Tebe (vv. 216-217) e sono colti nell’atto di scagliare frecce contro i figli di Niobe. La strage dei figli maschi è posta in secondo piano sulla sinistra ed è compiuta dal dio. I figli sono rappresentati a cavallo mentre tentano di fuggire o cadono feriti dalle frecce. Il giovane, raffigurato in primo piano rispetto alla massa dei cavalieri, che si china sul suo cavallo quasi caduto al suolo, è ripreso in controparte da un dettaglio del fregio di Palazzo Milesi di Polidoro da Caravaggio (Cfr. scheda opera 25). Accanto ai suoi figli è collocata Niobe, inginocchiata a compiangerli come nei versi di Ovidio (vv. 277-278). La figura della madre si ritrova anche in primo piano dove è raffigurata la morte delle figlie saettate da Diana. Niobe, riconoscibile per la corona, congiunge le mani in segno di preghiera rivolgendosi anche con lo sguardo alla dea, nella speranza di fermare il massacro quasi concluso. I versi in cui è descritta l’uccisione delle fanciulle offrono un ottimo commento all’immagine: “Una, mentre fugge invano, stramazza, l’altra muore sul corpo della sorella; una si nasconde, e avresti potuto vedere un’altra muoversi tremante” (vv. 295-296). Sullo sfondo a destra è rappresentato, per la prima volta nelle raffigurazioni moderne, la scena conclusiva con la quale si chiude la narrazione ovidiana del mito di Niobe. Dopo la morte dell’ultima figlia, il poeta latino descrive minuziosamente la metamorfosi in sasso dell’infelice madre (vv. 301-309) e negli ultimi due versi leggiamo: “avvolta in un turbine di vento impetuoso fu trasportata nella sua patria; colà, collocata sulla vetta del monte, si stempera in pianto ed anche ora il marmo stilla lacrime” (vv. 310-312). Nel foglio vediamo la personificazione di un vento che sostiene la figura pietrificata di Niobe, la quale è rappresentata subito dopo ormai infissa su di un monte. La città che fa da sfondo alla morte dei Niobidi, non è una rappresentazione ideale della città di Tebe, bensì il profilo della città di Roma, della quale si riconoscono alcuni famosi monumenti: la Torre delle Milizie, il Pantheon, la Piramide Cestia e un obelisco.
Dario Iacolina