Titolo dell’opera: Apollo saetta i figli di Niobe
Autore: bottega di Guido di Merlino
Datazione: 1548
Collocazione: Cambridge, The Fitzwilliam Museum
Committenza:
Tipologia: piatto
Tecnica: maiolica istoriata (d. 42.8 cm)
Soggetto principale: Apollo uccide i figli di Niobe mentre sono a cavallo
Soggetto secondario: un precettore alza le mani al cielo alla vista della strage
Personaggi: Apollo, Niobidi, precettore
Attributi: arco, freccia, faretra (Apollo)
Contesto: scena all’aperto con marina e città sullo sfondo
Precedenti: Polidoro da Caravaggio, Storie di Niobe, Palazzo Milesi
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia:
Annotazioni redazionali: la maiolica di produzione urbinate, rispetto al piatto dell’Ermitage (Cfr. scheda opera 29), mostra sulla sinistra Apollo, atterrato su di una nuvola sul terreno, mentre sta facendo strage a colpi di frecce tra i figli terrorizzati di Niobe. Questi sono rappresentati con i loro cavalli in fuga o già caduti a terra colpiti dalle frecce. Sono visibili in tutto cinque Niobidi, i restanti due, che completerebbero il numero della tradizione ovidiana, sono probabilmente caduti e nascosti dalla massa dei sette cavalli, il cui numero conferma quanto supposto. In secondo piano, dietro il dio saettante, si trova il volto di un vecchio che con un gesto di sgomento accorre verso il centro del piatto. Al di là di un gruppetto di alberi è dipinto un paesaggio marino con una città, probabile riferimento ideale a Tebe. Le figure di Apollo arciere e quelle dei cavalieri e dei loro destrieri sono state desunte dalla facciata di Palazzo Milesi a Roma, dove Polidoro da Caravaggio aveva rappresentato l’episodio dell’eccidio dei figli di Niobe all’interno del ciclo di storie dedicate alla regina di Tebe. Non essendo note stampe della facciata entro la data di esecuzione della maiolica è probabile che l’artista abbia potuto studiare i disegni preparatori di Polidoro o degli artisti che li copiarono in quegli anni (Cfr. scheda opera 25). Fonte testuale di riferimento è indubbiamente il racconto di Ovidio nelle Metamorfosi (Met. VI, vv. 216-264) dal quale deriva l’arrivo di Apollo sulla nube presso la città di Tebe, davanti la quale i figli di Niobe si stanno esercitando nella corsa a cavallo. Sul retro del piatto un’iscrizione descrive il soggetto raffigurato e data l’opera: 'Febbo saetto li ffillole de/Niobbe .548'. Pur mancano la firma dell’artista il piatto è stato ascritto ad un maestro della bottega di Guido di Merlino attiva ad Urbino.
Dario Iacolina