26: Niobe

Titolo dell’opera:

Autore:

Datazione: 1540

Collocazione: Roma, Biblioteca Nazionale, P. Ouidij Nasonis poete ingeniosissimi Metamorphoseos libri XV. In eosdem libros Raphaelis Regii luculentissime enarrationes. Neque non Lactantii & Petri Lauinii commentarii non ante impressi, Venezia 1540 (prima edizione 1493), f. LXXII

Committenza:  Bernardino dei Bindoni

Tipologia: incisione

Tecnica: xilografia

Soggetto principale: a sinistra Niobe vieta al popolo tebano di sacrificare a Latona; a destra Apollo e Diana saettano dal cielo i figli di Niobe

Soggetto secondario:

Personaggi: Niobe, Apollo, Diana, tre Niobidi, popolo tebano

Attributi: arco, freccia, (Apollo); arco, freccia, (Diana)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Guthmuller B., Mito, poesia, arte. Saggi sulla tradizione ovidiana nel Rinascimento, Bulzoni, Roma 1997

Annotazioni redazionali: la xilografia è contenuta nel manoscritto delle Metamorfosi corredate dal commento di Raffaele Regio, la cui prima edizione risale al 1493. L’immagine, che è ricalcata sui legni più antichi, è molto vicina a quella dell’Ovidio Methamorphoseos vulgare del 1497 (Cfr. scheda opera 21) dalla quale si discosta solo per una resa più essenziale delle due scene che sono rappresentate. Anche qui vengono presentati insieme i due momenti strettamente connessi dell’empietà di Niobe e della successiva punizione della superba madre, seppur sempre limitata alla sola uccisione dei figli maschi. A sinistra Niobe, in una lunga veste, si rivolge verso un gruppetto di uomini in ascolto. La regina con il gesto delle mani, protese nei confronti del suo uditorio, sembra voler spiegare le ragioni delle sue parole offensive nei confronti di Latona e dei suoi due figli. La strage dei figli maschi è concentrata nella parte destra dell’incisione. Tra le nuvole Apollo e Diana puntano i loro archi contro i figli della regina, che sono rappresentati già trafitti o in procinto di esserlo. Entrambe le scene si caratterizzano per una riduzione di alcuni elementi accessori della narrazione, che invece sono presenti nell’incisione del 1497. Assenti sono gli animali sacrificali, il suonatore di flauto, e la città sullo sfondo. Per quanto riguarda il momento della strage si nota la scelta dell’autore di rappresentare solo tre dei setti figli di Niobe, mentre la partecipazione anche da parte di Diana all’evento, assente in Ovidio, potrebbe derivare da una chiosa di Raffaele Regio che, raccontando la storia, scrive: “sumptis aut arcubus et sagittis ad unum omnes primum Niobes filios interemerunt” (Niofr01) senza attribuire l’uccisione al solo dio. Alcune iscrizioni in latino, “NIOBE” e “FILI NIOBAE”, aiutano il lettore nell’individuazione dei personaggi rappresentati.

Dario Iacolina