19: Niobe

Titolo dell’opera: Niobe e i cadaveri del marito e dei suoi figli

Autore: anonimo

Datazione: inizio XV sec.

Collocazione: Londra, British Library, manoscritto del De Claris Mulieribus di Boccaccio, Ms. Royal 20 C. V., f. 26

Committenza:

Tipologia: illustrazione

Tecnica: miniatura

Soggetto principale: Niobe scopre i cadaveri del marito Anfione e di due figli

Soggetto secondario:

Personaggi: Niobe, Anfione, due Niobidi

Attributi: corona, blocco di pietra (Niobe); corona, veste regale (Anfione)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia:

Annotazioni redazionali: nell’illustrazione del capitolo dedicato alla figura di Niobe, l’artista della miniatura si discosta dalle immagini più direttamente legate alla fonte ovidiana per rimanere fedele al testo boccaccesco. Rispetto alla coeva miniatura tratta dalle Metamorfosi (Cfr. scheda opera 20), in cui è raffigurato sinteticamente il momento della strage dei Niobidi, questa miniatura sceglie di raffigurare l’arrivo di Niobe al cospetto dei corpi dei suoi congiunti, episodio non raccontato dal testo ma facilmente deducibile da esso e idoneo all’intento edificante dell’intera opera. Infatti, nel De mulieribus claris (Niofm18), alla narrazione della vicenda segue un lungo monito nei confronti della superbia femminile, che ha in Niobe il più noto esempio di come l’orgoglio possa recare tremende sventure. La regina, appena giunta sulla scena, è colta in un atteggiamento di stupore alla vista dei propri cari, come evidenziato dalla sua gestualità e dalla posizione del corpo. Ai margini di una radura sono distesi al suolo i cadaveri del re Anfione e di due figli, probabilmente un fanciullo e una ragazza. Entrambi i sovrani sono vestiti sontuosamente ed indossano la corona simbolo del loro status sociale. L’autore, anche in questo caso, non rappresenta i quattordici figli della coppia reale, ma opta per un rappresentante dei due sessi. Il blocco di pietra posto ai piedi di Niobe è una chiara allusione al suo successivo stato di contrizione e di silenzio, che le varrà il leggendario paragone con “un immobile sasso” (Boccaccio, De mulieribus claris XV). Attenendosi al testo di Boccaccio, il miniaturista raffigura in una sola scena tutte le vicende luttuose che hanno colpito la regina tebana a causa della sua superbia.

Dario Iacolina