
Titolo dell’opera: Strage dei Niobidi
Autore:
Datazione: seconda metà del II sec. d.C.
Collocazione: Providence, Rhode Island School of Design
Committenza:
Tipologia: scultura
Tecnica: sarcofago in marmo scolpito a bassorilievo
Soggetto principale: i figli e le figlie di Niobe sono uccisi a colpi di frecce mentre Anfione, i pedagoghi e la nutrice tentano di soccorrerli (fronte)
Soggetto secondario: Apollo e Diana lanciano frecce; storia della nascita dei due gemelli (attico)
Personaggi: Anfione, Niobidi, due pedagoghi, nutrice (fronte); Apollo, personificazioni, Latona, Diana, Minerva, Giove, Furia, altri personaggi (attico)
Attributi: sulla fronte: armatura, scudo (Anfione); sull’attico: arco, freccia, serpente Pitone, (Apollo); scudo, Gorgoneion (Minerva); aquila, bastone (Giove); fiaccola con serpente (Furia); arco, freccia (Diana)
Contesto: scena all’aperto
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Osterstrom Ranger M., The Providence Niobid Sarcophagus, in American Journal of Archaeology, 73, n. 2, 1969, pp. 179-184
Annotazioni redazionali: il sarcofago di Providence appartiene allo stesso gruppo di quello conservato in Vaticano (Cfr. scheda opera 17). Anch’esso presenta la scena dell’uccisione dei Niobidi sul pannello centrale, mentre le due divinità saettanti sono poste all’estremità del coperchio sovrastante. La morte dei figli e delle figlie di Niobe avviene al cospetto dei familiari. Pur essendo lacunosa, la parte mancante del fregio può essere ricostruita sulla base degli altri esemplari pervenutici. Dunque, alla figura di Anfione, armato nel tentativo di proteggere il figlioletto, faceva riscontro quella di Niobe, intenta a recare soccorso alla figlia più giovane. Tra questi due poli drammatici si sviluppa la movimentata scena che mostra nei più disparati atteggiamenti la sventurata progenie dei regnanti di Tebe. Il terreno roccioso e la presenza dei cavalli si ricollegano alle fonti che, dalla tragedia greca fino ad arrivare ad Ovidio ed Igino (Niofc26, Niofc45), collocano la morte dei figli maschi durante una battuta di caccia o durante degli allenamenti. Sempre all’ambito teatrale sono connesse le figure dei precettori e della nutrice, quest’ultima presentata in una posa simile all’affresco di Pompei con la morte della figlie (Cfr. scheda opera 15). Anche in questo sarcofago, come in quello vaticano, ogni separazione temporale e spaziale tra le morti è soppressa. La principale particolarità della decorazione risulta essere l’attico il quale non presenta solo le due divinità nell’atto di scagliare frecce ma raffigura anche alcuni episodi inerenti la loro nascita. Accanto ad Apollo saettante, accompagnato dal serpente Pitone, si trova un uomo nudo con un piede appoggiato ad una roccia e che sorregge su di una spalla una piccola figura femminile. Questo gruppo rappresenta probabilmente il gigante Aigaion che trasporta l’isola di Delo ancorandola al terreno. Questa identificazione si ricollega alla storia della contrastata nascita dei due gemelli raccontata in Ovidio attraverso le arroganti parole di Niobe (Met. VI, vv. 186-191). La figura femminile posta poco più avanti è stata riconosciuta come la dea Temi che viene menzionata come partecipe alla nascita di Apollo nell’Inno omerico dedicato al dio. Segue Latona che presenta i suoi figlioletti, armati di arco e faretra, a Minerva e a Giove, il quale costituisce l’asse centrale della composizione. Alla sinistra del re dell’Olimpo scorgiamo tre personaggi stanti che attirano la nostra attenzione sul gruppo seguente. Le tre figure sono state interpretate come il dio Vulcano insieme a Teti e la sorella Eurinome, le due oceanine che accolsero il dio scacciato dall’Olimpo da Giunone. La loro presenza sarebbe motivata dalla comune inimicizia nei confronti della consorte di Giove. A destra la donna in fuga verso il centro del rilievo è Latona tormentata da una Furia riconoscibile per la fiaccola con il serpente attorcigliato. Chiude la scena Diana colta nella medesima azione del fratello nell’altra estremità del fregio. L’attico del sarcofago, strettamente connesso con la scena sottostante, narrando le vicende della nascita dei due figli di Latona e del loro ingresso sull’Olimpo, viene a costituire una dichiarazione della loro divinità, che era stata screditata da Niobe causando la morte dei Niobidi.
Dario Iacolina