17: Niobe

Titolo dell’opera: Strage dei Niobidi

Autore:

Datazione: metà II sec. d.C.

Collocazione: Vaticano, Museo Gregoriano Profano, proveniente da una tomba nei pressi di Porta Viminale (Roma)

Committenza:

Tipologia: scultura

Tecnica: sarcofago scolpito a bassorilievo (93 x 211 x 96 cm)

Soggetto principale: i Niobidi sono uccisi dalle frecce di Apollo e Diana

Soggetto secondario: Anfione e Niobe, insieme a due pedagoghi e ad una nutrice cercano invano di proteggere alcuni ragazzi (fronte); Apollo e Diana saettano i Niobidi (attico)

Personaggi: Anfione, quattordici Niobidi, nutrice, due pedagoghi, Niobe (fronte); Apollo, Diana (attico)

Attributi: armatura, scudo (Anfione); tripode, arco, faretra, disco, corvo, lira (Apollo); diadema, arco, faretra, cane da caccia, cerbiatto (Diana)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Zanker P., Ewald B.C., Vivere con i miti. L’iconografia dei sarcofagi romani, Bollati Boringhieri, Torino 2008, pp. 76-80, 357-361

Annotazioni redazionali: il sarcofago del Vaticano fa parte di un’altra tipologia di presentazione della strage dei Niobidi caratterizzata da un minore ruolo delle divinità vendicatrici e dalla presenza di nuovi personaggi. Rispetto all’esemplare di Monaco (Cfr. scheda opera 16) il massacro di tutti e quattordici figli è raffigurato sulla sola fronte del sarcofago, mentre due diverse scene occupano i lati corti. Il coperchio risulta estremamente essenziale e le due estremità sono occupate da Apollo, accanto ad un tripode, e da Diana entrambi saettanti verso il centro del rilievo sottostante. Sui due lati corti sono invece scolpiti alcuni attributi cari alle due divinità: il disco, la faretra, l’arco, il corvo e la lira per Apollo; il diadema, nuovamente la faretra e l’arco, il cane da caccia e il cerbiatto per Diana. Il posto che nel sarcofago di Monaco era delle due divinità è ora preso dai genitori dei Niobidi, figure più emotivamente coinvolte nella loro morte. Anfione, vestito con un’armatura, cerca di proteggere con il proprio scudo un figlioletto, ormai accasciato sulla sua gamba, dalle frecce che piovono dal cielo. La sua figura armata nella scena del massacro è in sintonia con alcune fonti che narrano del suo vano sforzo di recare soccorso ai figli e soprattutto del suo infausto tentativo di vendicarne la morte attaccando il tempio di Apollo, assalto pagato con la morte (Niofc45). Diametralmente opposta è la posizione di Niobe, anche lei presentata nella mal riposta speranza di salvare le due figlie minori che si sono rifugiate presso la madre. Il centro del rilievo è occupato dalla scena assai movimentata della strage. Qualsiasi scansione temporale o spaziale è stata abolita, non c’è più traccia dell’antica separazione tra i figli e le figlie, invece quello che si propone alla vista è un vero massacro di massa che si abbatte indistintamente su tutta la prole. I Niobidi sono rappresentati a cavallo, alcuni in fuga altri invece abbattuti dalle frecce con i loro destrieri seguendo la tradizione che li vede morire durante una battuta di caccia (Niofc44) o secondo la fonte ovidiana davanti le mura di Tebe mentre si esercitano in varie attività fisiche (Niofc26). Alla morte dei giovani principi partecipano anche una nutrice e due pedagoghi, ma le competenze dei precettori non sono ripartite in base al sesso dei Niobidi, come avveniva nel sarcofago di Monaco, e infatti possiamo vedere un pedagogo sorreggere mestamente il braccio di una fanciulla ormai priva di vita. Sui due lati della cassa sono collocate delle scene a commento di quella più tragica della fronte. Sul lato destro troviamo seduta di fronte una tomba una donna dal capo velato, lì accanto un uomo barbato è appoggiato ad un bastone. Il tutto è inserito in un paesaggio alluso da due alberi su uno dei quale è posato un uccello. Il rilievo mostra Niobe in atteggiamento luttuoso davanti la tomba dei figli insieme ad un pastore o ad uno dei pedagoghi anch’esso in atteggiamento contrito. Questa scena di muto dolore fa da corollario alla tragedia scolpita al centro del sarcofago e svolge la funzione di far immedesimare l’osservatore nella situazione funebre rappresentata. Il lato sinistro espone invece in un paesaggio roccioso un’immagine idilliaca apparentemente poco consona alla storia drammatica della violenta morte dei Niobidi. Una Ninfa e una divinità maschile accompagnate da due buoi sembrano commentare vivacemente gli avvenimenti descritti sulla fronte del sarcofago. I personaggi sono probabili personificazioni del paesaggio montuoso raffigurato, il monte Citerone luogo della strage o il monte Sipilo in Lidia luogo della sepoltura dei Niobidi. Con questo rilievo viene visualizzato il topos letterario della partecipazione della natura al dolore umano.

Dario Iacolina