16: Niobe

Titolo dell’opera: Stage dei Niobidi

Autore:

Datazione: metà II sec. d.C.

Collocazione: Monaco, Glyptothek, proveniente dalla via Appia (Roma)

Committenza:

Tipologia: scultura

Tecnica: sarcofago scolpito a bassorilievo (74 x 209 x 64 cm)

Soggetto principale: Apollo e Diana uccidono a colpi di freccia i Niobidi (fronte); altri Niobidi feriti (lati)

Soggetto secondario: la nutrice e il pedagogo tentano invano di proteggere i giovani (fronte); i corpi dei Niobidi giacciono ammassati (attico)

Personaggi: Apollo, Diana, quattordici Niobidi, nutrice e pedagogo

Attributi: arco, frecce (Apollo); arco, frecce (Diana)

Contesto:

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Zanker P.,  Ewald B.C., Vivere con i miti. L’iconografia dei sarcofagi romani, Bollati Boringhieri, Torino 2008, pp. 76-80

Annotazioni redazionali: il sarcofago di Monaco appartiene ad un gruppo relativamente piccolo di sarcofagi, circa una decina di esemplari, che raffigurano la scena della strage dei Niobidi. Questo gruppo di opere, realizzate tra l’età adrianea e quella antonina, sono state suddivise in due sottogruppi, uno dei quali è rappresentato proprio da questo sarcofago. Questa tipologia si caratterizza per la presentazione sull’estremità della cassa delle due divinità arciere intente a colpire a morte i Niobidi, i quali sono disposti sia sui tre lati del sarcofago che sull’attico dove, però, sono rappresentati ormai morti l’uno sopra l’altro. Insieme ai Niobidi sono presenti la madre con le figure della nutrice e del pedagogo. Tutti questi elementi si ritrovano nei rilievi di Monaco che si articolano per scene paratattiche. Da sinistra a destra possiamo scorgere Diana che punta il proprio arco verso il centro del sarcofago; Niobe, che ha in grembo una figlia ormai morta, rivolge il suo triste volto in alto a chiedere clemenza mentre con il braccio cerca di fare scudo; accanto la nutrice porta inutile soccorso ad un’altra fanciulla caduta, dietro alla quale una Niobide ancora illesa mostra il suo terrore; il centro del rilievo è occupato da un’altra figlia che, colpita alla schiena, inarca il suo corpo per il dolore. Nella parte destra sono raffigurati i figli maschi. Il più piccolo dei Niobidi cerca la protezione del vecchio pedagogo, un altro figlio sorregge il corpo del fratello morto e a chiudere la scena un Niobide indietreggia atterrito di fronte all’arco che Apollo gli sta puntando. Ai piedi della sue divinità sono posti i cadaveri dei primi figli ad essere colpiti a morte. Sui lati corti sono collocati i restanti figli: sul lato sinistro una Niobide ferita è appoggiata ad un pilastro, mentre un’altra è stata appena colpita durante la fuga; sul lato destro invece scorgiamo due maschi uno dei quali è stato raggiunto al fianco dal un dardo, nello stesso tempo l’altro caduto da cavallo è disteso al suolo. Sommando i figli rappresentati su tutti e tre i lati, i Niobidi vengono così ad essere in totale quattordici, seguendo la tradizione che, dalla tragedia attica, era giunta fino ad Ovidio (Niofc26). Nuovamente lo stesso numero è presentato sul coperchio del sarcofago sul quale emergono dal fondo di un drappo i corpi ammassati e divisi per sesso dei Niobidi. Anche i lati corti del coperchio sono scolpiti: sul sinistro una donna in lutto, probabilmente Niobe, è accovacciata su di un fondo roccioso, che potrebbe alludere alla sua metamorfosi, mentre il centro del lato destro è occupato da una ghirlanda. Protagonisti indiscussi della rappresentazione sono la tragica morte della prole di Niobe e l’acuto dolore che coglie i familiari impotenti dinanzi l’ineluttabilità di un fato così crudele. Il raddoppiamento delle figure dei Niobidi, visti prima nel mezzo del massacro e poi disposti  l’uno sull’altro nella morte, non fa altro che focalizzare l’attenzione dell’osservatore sul tema dell’atroce dolore dovuto alla perdita dei propri cari. Un dolore che non viene minimamente attenuato da motivi consolatori, a meno che una consolazione possa derivare dalla certezza di non poter eguagliare Niobe nella sua sventura. Infatti le storie più dolorose spesso raffigurate sui sarcofagi avevano anche il fine di mostrare come la sofferenza fosse comune anche ai personaggi del mito, provocando una forte partecipazione emotiva nell’osservatore. La condensazione in una medesima scena figurativa di momenti che nelle fonti scritte sono lontani nel tempo e nello spazio è sempre rivolta a questo accrescimento patetico. Rispetto ad altri sarcofagi (Cfr. scheda opera 17, scheda opera 18) però in questo di Monaco si conserva traccia dell’antica separazione degli eventi luttuosi nella divisione dei due sessi nelle due metà della cassa. I giavellotti tenuti in mano dal giovane ragazzo direttamente minacciato da Apollo e la presenza del cavallo sul lato destro del sarcofago sono due elementi che intendono richiamare la battuta di caccia durante la quale i figli maschi vengono uccisi (Niofc44; Niofc45).

Dario Iacolina