03: Niobe

Titolo dell’opera: Niobe addolorata

Autore: Pittore di Varrese

Datazione: 340 a.C.

Collocazione: Taranto, Museo Nazionale Archeologico, proveniente da Canosa

Committenza:

Tipologia: vaso apulo (anfora h. 50 cm)

Tecnica: pittura a figure rosse

Soggetto principale: Niobe addolorata sul sepolcro dei figli riceve la visita del padre e di un’anziana donna

Soggetto secondario: vari personaggi recano offerte

Personaggi: Niobe, Tantalo, donna anziana, tre giovani donne con offerte o altri oggetti

Attributi: tomba, mantello, atteggiamento dolente (Niobe); bastone (Tantalo)

Contesto: presso un tempietto funerario

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Trendall A.D., The mourning Niobe, in Revue Archéologique, II, 1972, pp. 314-316; Keuls E., Aeschylus’ Niobe and Apulian Funerary Symbolism, in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, XXX, 1978, pp. 46 e sgg.; Cassano R., Principi, imperatori, vescovi: duemila anni di storia a Canosa, Marsilio, Venezia 1992, p. 261; Schmidt M., ad vocem “Niobe”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco, 1992, vol. VI, 1, pp. 910-911; De Cesare M., Le statue in immagine: studi sulle raffigurazioni di statue nella pittura vascolare greca, L'Erma di Bretschneider, Roma 1997, pp. 155-156

Annotazioni redazionali: l’anfora presenta sul corpo centrale due decorazioni separate da un fregio vegetale. Nel registro inferiore, intorno ad un Eros alato, sono disposte figure maschili e femminili recanti in mano patere e corone. Al centro del registro superiore si erge una struttura architettonica costituita da una piattaforma con un fregio dorico sostenuta da colonne. Al di sopra di quello che potremmo considerare un monumento funebre, è posta un’ara, collocata tra due grandi vasi, sulla quale è seduta Niobe. La donna è raffigurata ammantata e con il volto poggiante sulla mano destra nel tipico atteggiamento di afflizione. Questo motivo iconografico è stato messo in relazione con le raffigurazioni, presso a poco coeve, di Elettra presso la tomba di Agamennone (De Cesare, 1997). Di fronte a Niobe si trova Tantalo, avvolto in un mantello e appoggiato ad un bastone, che si rivolge con la mano destra verso la figlia in un gesto di supplica. Alle sue spalle due personaggi femminili portano un cofanetto e una lira. A destra della tomba, un’anziana donna dai capelli bianchi allarga le braccia in un gesto di stupore, seguita da una donna più giovane con in mano altre offerte votive. L’anfora appartiene ad un folto gruppo di vasi, per lo più apuli, datati a partire dalla metà del IV secolo a.C., che presentano il medesimo soggetto, trattato con alcune piccole variazioni. Rispetto ad essi, l’anfora tarantina è l’unica a porre la figura di Niobe sulla tomba e non al suo interno. L’indiscussa fonte per tutti questi vasi è la perduta tragedia di Eschilo (Niofc04) che, a differenza dell’opera sofoclea, prendeva avvio dagli eventi successivi alla morte dei figli di Niobe. Il dramma, conosciuto attraverso testimonianze indirette e grazie ai pochi versi supersiti, si apriva con la figura di Niobe, muta e avvolta in un mantello, seduta presso la tomba dei figli. A rompere il suo silenzio giungeva, all’incirca a metà tragedia, il vecchio Tantalo ed è proprio questo il momento scelto come oggetto della rappresentazione da parte di questo nucleo di vasi. Nell’anfora di Taranto il vecchio padre tenta di convincere la figlia a desistere dal suo estremo lutto, mentre sulla destra un’anziana donna esprime il suo stupore unito al cordoglio di fronte all’inconsolabile madre. La figura di questo personaggio, che si discosta dalle semplici figure delle offerenti per il suo rivolgersi direttamente a Niobe, è stata variamente interpretata come la nutrice, la madre di Niobe (Eurianassa, Dione, Taigete) o Antiope, madre di Anfione. In un’attenta analisi Eva Keuls (1978) ha indagato il rapporto tra la ripresa della tragedia eschilea nella pittura vascolare apula e il simbolismo funerario in essa presente. Stando al suo studio, il motivo della Niobe addolorata e le allusioni (in questo vaso assenti) alla sua pietrificazione sono presentate in modo completamente consolatorio: la fine di Niobe è sollievo dal dolore e l’agognata ricongiungimento con i propri figli defunti.

Dario Iacolina