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II sec. d.C.

PAUSANIA, Guida della Grecia, I, 21, 3; II, 21, 9-10; VIII, 2, 5; VIII, 2, 7

Testo tratto da: Pausania, Guida della Grecia, a cura di Musti D., Arnoldo Mondatori Editore, Milano 1995-2003, Libro I, p. 109; Libro II, p. 115, Libro VIII, pp. 17-19

I, 21, 3

Così il racconto di Eschilo. Sul muro dell’acropoli chiamato meridionale quello volto verso il teatro, è conservata una testa dorata della Gorgone Medusa e intorno ad essa è scolpita un’egida. In cima al teatro c’è una grotta nella roccia sotto l’acropoli: su di essa c’è un tripode; vi sono raffigurati Apollo e Artemide che uccidono i figli di Niobe. Anch’io, salito sul monte Sipilo, ho visto questa Niobe: da vicino è una rupe e un precipizio che non offre certo al visitatore l’immagine di una donna che pianga o faccia altro; se però ci si allontana si ha l’impressione di vedere una donna piangente e contrita.

 

II, 21, 9-10

La statua di ragazza accanto alla dea è chiamata Clori; dicono sia una figlia di Niobe, prima Melibea. Quando i figli di Anfione furono sterminati da Artemide e Apollo, essa fu la sola dei fratelli a salvarsi, insieme con Amicla: e si salvarono per aver pregato Latona. Per il terrore, Melibea divenne all’istante (e rimase poi per il resto della vita) così verde che, a causa di quel che era accaduto, il suo nome fu cambiato da Melibea in Clori. I due superstiti, secondo quel che raccontano gli Argivi, costruirono in origine il tempio di Latona; ma io, che mi attengo un po’ più degli altri alla poesia di Omero, credo che nessuno dei figli di Niobe sia sopravvissuto; me lo attesta il verso: «ed essi, dunque, benché fossero soltanto due, li sterminarono tutti». Dunque Omero sa che la casa di Anfione fu demolita dalle fondamenta.

 

VIII, 2, 5

Così si potrà credere che Licaone sia stato trasformato in una fiera e Niobe, figlia di Tantalo, in una pietra.

 

VIII, 2, 7

Allo stesso modo si racconta anche che Niobe pianga d’estate sul monte Sipilo.