I sec. a.C.
MELEAGRO, Antologia Palatina, XVI, 134
Testo tratto da: Antologia Palatina IV Libri 12-16, a cura di F. M. Pontani, Einaudi, Torino 1981, pp. 327-328
Figlia di Tantalo, Niobe, la voce che reca sventura
odi, dei tuoi dolori il triste suono.
Sciogli ai capelli la benda! Pei dardi di Febo funesti
generasti la tua maschile prole.
Più non ci sono i tuoi figli. Che altro c’è ormai? Cosa vedo?
Ahi, trabocca di femmine la strage.
Questa ai ginocchi materni, sul grembo quell’altra si piega,
l’una sul suolo, sopra il petto l’altra,
chi si sgomenta alla freccia, chi trema e s’acquatta, chi cerca,
con l’occhio non ancora spento il sole.
Lei che fu tanto loquace, la madre, gelate le carni
per lo sgomento ormai s’è fatta pietra.