40: Pallade e Aracne

Titolo dell'opera: Minerva e Aracne

Autore: Pieter Paul Rubens (1577-1640)

Datazione: 1636

Collocazione: Richmond, Virginia, The Virginia Museum of Fine Arts

Committenza: Filippo IV di Spagna

Tipologia: dipinto (bozzetto preparatorio)

Tecnica: olio su tavola (26,6 x 38 cm)

Soggetto principale: Minerva colpisce Aracne, caduta in terra

Soggetto secondario: sullo sfondo una donna lavora al telaio, l’altra osserva la scena

Personaggi: Aracne, Minerva, due donne

Attributi: telaio, spola (Aracne); elmo (Minerva)

Contesto: interno; sulla parete a destra un arazzo rappresentante il ratto di Europa

Precedenti:

Derivazioni: Juan Batista del Mazo, Aracne e Minerva (perso); Diego Velazquez, Las Meniñas, 1656, Madrid, Prado (dipinto sulla parete di fondo in alto a sinistra – Alpers, 1971)

Immagini: http://www.vmfa.state.va.us/collections/58_18.html

Bibliografia: Angulo Iñiguez D., Las Hilanderas. Sobre la iconografia de Aracne, in “Archivio Español de Arte”, XXV, 1952, p. 83; Paratore E., Ovidio e Seneca nella cultura e nell’arte di Rubens, in “Bulletin de l’Institut Historique Belge de Rome”, 38, 1967, pp. 533-565; Alpers S., The decoration of the Torre della Parada, Arcade, Bruxelles 1971, pp. 29-41, 80-97, 178-179; Held J.S., The oil sketches of Peter Paul Rubens, Princeton University Press, Princeton, New Jerey 1980, pp. 258-259; Jaffè M., Rubens, Milano 1989, p. 353, n. 1238; Davidson Reid J. - Rohmann C., The Oxford Guide to the Classical Mythology in the Arts, 1300-1990, New York-Oxford 1993, I, p. 185.

Annotazioni redazionali: tra il 1635 e il 1636 Filippo IV di Spagna si fece costruire un padiglione di caccia appena fuori Madrid che comprendeva una torre di avvistamento, detta Torre de la Parada. Nel 1636 Rubens fu incaricato tramite il fratello dal re, il Cardinale-Infante Ferdinando, di decorare questa torre con dei soggetti mitologici tratti prevalentemente dalle Metamorfosi di Ovidio. Siamo infatti a conoscenza di una lettera che Ferdinando invia il 20 novembre del 1636 al re, informandolo che Rubens, ricevuto l’incarico, ha già iniziato a lavorare. Viste le numerose commissioni cui doveva attendere, Rubens eseguì tutti i bozzetti delle opere e lasciò gran parte dell’esecuzione dei dipinti ai suoi collaboratori, tra cui Jan van Eyck, Jacob Jordaens, Cornelis de Vos e Juan Batista del Mazo, autore della tela con Aracne e Minerva, andata perduta. Nel suo studio sulla Torre de la Parada, Svetlana Alpers ritiene che nel dipinto di Velazquez, Las Meniñas, tra i dipinti appesi alla parete di fondo ci sia anche quello di Aracne. Dei 63 soggetti commissionati se ne conservano 59 tra bozzetti e dipinti: nel 1710, durante la Guerra di Successione Spagnola, la torre fu saccheggiata dalle truppe austriache e molte tele andarono distrutte. Sia la Alpers che Ettore Paratore documentano l’ottima conoscenza che Rubens aveva della cultura classica e in particolare di Ovidio, cosa che lo portò a seguire da vicino il testo latino nelle sue opere. Il bozzetto in questione, infatti, raffigura un momento precedente alla metamorfosi finale di Aracne in ragno, quello in cui Pallade adirata per il successo della giovane, ridusse a brandelli la sua tela e “trovandosi in mano la spola di legno del Citoro, tre e quattro volte colpì con quella sulla fronte di Aracne”. Tra le opere che raffigurano questo particolare momento della vicenda, dal fregio del Foro di Nerva (Cfr. scheda opera 02), alla miniatura del manoscritto L.A. 143 di Lisbona (Cfr. scheda opera 09), alla lunetta nella sala di Aracne di Landshut (Cfr. scheda opera 21), al frontespizio delle Metamorfosi di Anguillara (Cfr. scheda opera 36), fino all’affresco genovese di Cambiaso (Cfr. scheda opera 32), questa è indubbiamente quella più ricca di pathos: mentre negli esempi precedenti la raffigurazione è piuttosto statica, qui  Minerva è raffigurata in preda ad uno scatto di rabbia mentre sta per colpire la giovane tessitrice che, caduta in terra, viene sopraffatta dalla forza dell’altra. Minerva è a tutti gli effetti la “divinità che non si limita a punire severamente la hybris di un mortale, ma prima sfoga donnescamente su lui il suo risentimento” (Paratore, 1967); Aracne guarda la dèa implorandone la pietà. Sullo sfondo a sinistra troviamo un grande telaio a quattro posti, al cui interno sono raffigurate due donne, di cui una è al lavoro, mentre l’altra sembrerebbe guardare verso Aracne e Minerva. Julius Held ritiene invece che questa donna stia guardando verso la figura di Europa, rapita da Giove trasformatosi in toro, tessuta sulla tela appesa sulla destra. La posa di Europa seguirebbe così l’iconografia tradizionale, che la vuole voltata indietro a guardare verso le compagne rimaste sulla riva, qui sostituite dalle due tessitrici. Iñiguez (1952) sostiene che sia stato proprio questo particolare a far sì che Velazquez inserisse un arazzo con il ratto di Europa nel suo Aracne e Minerva (Cfr. scheda opera 41). La Alpers ritiene che alcuni dettagli del bozzetto siano debitori alla tradizione illustrata delle Metamorfosi di Ovidio; a tal proposito sottolinea che la struttura del telaio si ritrova identica nell’incisione tratta dall’opera di Gabriele Simeoni del 1559 (Cfr. scheda opera 29) e in quella di Antonio Tempesta (Cfr. scheda opera 39). La studiosa rileva anche che, se generalmente Rubens evita di mettere in luce la crudeltà degli dèi vendicativi, allontandosi quindi dal testo ovidiano, ciò non è vero nel caso del mito di Aracne e Minerva e di Giove e Licaone (Cfr. scheda opera relativa).

Chiara Mataloni