31: Pallade e Aracne

Titolo dell'opera: Minerva muta Aracne in ragno

Autore: Taddeo Zuccari (1529-1566)

Datazione: 1563-1564

Collocazione: Caprarola, Palazzo Farnese, piano nobile, Sala dei Lanifici, lunetta

Committenza: Alessandro Farnese (1520-1589)

Tipologia: pittura murale

Tecnica: affresco

Soggetto principale: Minerva distrugge i telai e trasforma Aracne in un ragno

Soggetto secondario:

Personaggi: Aracne, Minerva

Attributi: telaio, ragnatela (Aracne); elmo, lancia, scudo (Minerva)

Contesto: interno con ampia finestra

Precedenti:

Derivazioni:

Bibliografia: Faldi I., Il Palazzo Farnese di Caprarola, Edizioni Seat, Torino 1981, pp. 63-64, 15-52, 209-210; Davidson Reid J. - Rohmann C., The Oxford Guide to the Classical Mythology in the Arts, 1300-1990, New York-Oxford 1993, I, p. 185; Acidini Luchinat C., Taddeo e Federico Zuccari fratelli pittori del Cinquecento, Jandi Sapi Editori, Roma 1998, pp. 156-226; Frezza G.- Benedetti F., Il Palazzo Farnese di Caprarola, De Luca, Roma 2001, pp. 54-55; Cieri Via C., L’arte delle Metamorfosi. Decorazioni mitologiche nel Cinquecento, Lithos, Roma 2003, pp. 166-170.

Annotazioni redazionali: questo riquadro si trova nella lunetta corrispondente alla scena affrescata sulla volta con la contesa tra Aracne e Minerva e raffigura il momento finale del mito. La scena viene così descritta da Fabio Ardito nella sua “Relazione a Lavinia Feltria della Rovere in data XXX luglio 1579”: “(…) si vede castigata la temerarietà de la troppo ardita giovane, scorgendosi la detta dèa (Minerva) con la mano appoggiata ad una lancia guardar sdegnosa in alto verso un angolo del tetto della casa la infelice Aracne esser da lei cangiata a poco in ragno et stare innanzi a li suoi piedi, gittato per terra il subbio, squarciata la tela e spezzato il telaro in mille pezzi.”. La scena è ambientata in un contesto diverso rispetto a quello dell’affresco precedente: una stanza con una grande aperture sullo sfondo da cui si vede una montagna, al cui interno sono i resti di un solo telaio, e non due come nell’altro dipinto. È interessante notare che Minerva, cui viene dedicato il riquadro centrale della Stanza, viene raffigurata “armata con una lunga hasta in mano, e con lo scudo di cristallo al braccio”, proprio come la descrive Vincenzo Cartari nella sua opera del 1556 (Arafr04). Taddeo Zuccari raffigura il momento della giusta punizione divina, solo accennando alla furia di Minerva, attraverso i resti del telaio distrutto; d’altra parte, nel contesto della Stanza sarebbe stato fuori luogo mostrare un episodio “negativo” riguardante proprio la dèa protettrice della tessitura. Per una trattazione della storia del Palazzo e delle sue decorazioni si veda la scheda opera 30.

Chiara Mataloni