02: Pallade e Aracne

Titolo dell'opera: Aracne e Minerva

Autore:

Datazione: 92-97 d.C.

Collocazione: Roma, Foro di Nerva, fregio

Committenza: Domiziano (81-96 d.C.)

Tipologia: fregio marmoreo

Tecnica: bassorilievo

Soggetto principale: Minerva, in piedi, sta per colpire Aracne, inginocchiata

Soggetto secondario: da sinistra sopraggiungono tre donne

Personaggi: Aracne, Minerva, tre figure femminili

Attributi: cimiero, egida, peplo (Minerva); telaio (Aracne)

Contesto: interno con tre telai

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Blűmner H., Il fregio del portico del Foro di Nerva, in “Annali dell’Istituto di Corrispondenza Archeologica”, vol. 49, 1877, pp. 5-36; Von Blanckenhagen P.H., Flavische Architektur und ihre Dekoration untersucht am Nervaforum, Berlin 1940, pp. 118-127; Davidson Weinberg G.- Weinberg S.S., Arachne of Lydia at Corinth, in The Aegean and the Near East. Studies presented to Hetty Goldman on the occasion of her seventy-fifth birthday, New York 1956, pp. 266-267; De Franciscis A., ad vocem “Aracne” in Enciclopedia dell’Arte Antica Classica e Orientale, Roma 1958, vol. I, p. 531; Picard M.Th., Quelques observations au sujet de la frise du “Forum de Nerva”, a Rome, in Atti del settimo Congresso Internazionale di Archeologia Classica, Roma 1961, vol. II, pp. 433-450; Picard-Schmitter M.Th., Sur le chatiment d’Arachne: a propos d’une frise de le Fore de Nerva, in “Revue Archeologique”, 1965, tomo I, gennaio-marzo, pp. 47-63; Scarfone G., Il foro di Nerva e il fregio col mito di Aracne (?), in “Alma Roma”, anno 7, n. 6, 1966, pp. 2-6;Szilàgyi J.G., ad vocem “Arachne” in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae (LIMC), Artemis, Zurigo-Monaco 1981, vol. II, tomo I, p. 471; D’Ambra E., Private lives, imperial virtues: the frieze of the Forum Transitorium in Rome, Princeton university press, New Jersey 1993; La Rocca E., I Fori imperiali, Roma 1995, pp. 54-63.  

Annotazioni redazionali: il cosiddetto Foro di Nerva fu edificato sotto il regno di Domiziano a partire dal 92 d.C., ma poiché alla morte di questo il Senato ne decretò la damnatio memoriae, esso viene sempre ricordato con altri nomi: forum Palladium, per la presenza di un tempio dedicato a Minerva; forum transitorium, per la funzione di passaggio tra i quattro fori vicini; foro di Nerva, dal nome dell’imperatore che tra il 97 e il 98 d.C. lo inaugurò. Al centro del foro, di pianta rettangolare (120 x 45 m), sorgeva un tempio in stile corinzio dedicato a Minerva, completamente demolito nei primi del ‘600 da Paolo V Borghese, che riutilizzò i blocchi di marmo per completare la Fontana dell’acqua Paola sul Gianicolo (1610-12). Il tempio era circondato su tre lati da un portico, con colonne corinzie e una trabeazione con un fregio riccamente decorato, così come possiamo dedurre dagli unici resti della costruzione originaria, le cosiddette “Colonnacce”, all’angolo tra via Cavour, via Alessandrina e via dei Fori Imperiali. Il fregio in questione fu pubblicato per la prima volta nel 1693 negli Admiranda Romanorum Antiquitatum Ac Veteris Sculpturae Vestigia, dove era illustrato dalle incisioni di Pietro Sante Bartoli e commentato dalle annotazioni di Giovanni Pietro Bellori. Eve D’Ambra, nel testo del 1993, sottolinea il fatto che il famoso antiquario non riconobbe nella porzione centrale del fregio, in corrispondenza della statua di Minerva in armatura sull’attico, il soggetto tratto dalla mitologia classica, la punizione di Aracne da parte di Minerva. Il mito d’altra parte non era mai stato raffigurato nell’antichità: infatti, se anche si volesse accettare l’interpretazione di Weinberg (1956) sull’aryballos corinzio, per cui si rimanda alla scheda opera 01, di certo il vaso non era conosciuto nel XVII secolo. Il primo a riconoscere in questa porzione di fregio una raffigurazione della storia di Aracne e Minerva fu Hugo Blűmner nel 1877, che fa riferimento al momento in cui la dea, adirata per il soggetto della tela della giovane e per la perfezione tecnica da questa dimostrata, la colpisce più volte in viso con una spola (Met., VI, vv. 132-133). In realtà la figura nel fregio tiene in mano una spada; Eve D’Ambra ritiene che questa variazione sia dovuta a motivi pratici, in quanto la spola, per le sue dimensioni minori, non sarebbe risultata visibile dal basso. Solo Marie Therèse Picard nel 1961, e poi nel 1965, nega una tale lettura del fregio, sostenendo che nel rilievo manchi completamente quel pathos e quella violenza presenti invece nel racconto ovidiano. La studiosa ritiene che si tratti di una raffigurazione degli omaggi resi a Minerva da un gruppo di tessitrici a lei devote; in particolare, la figura inginocchiata – tradizionalmente identificata con Aracne – sarebbe una tessitrice devotamente prostrata di fronte alla dèa, apparsale all’improvviso nell’officina. Nel suo recente lavoro, Eve D’Ambra cerca di giustificare la scelta di tale soggetto all’interno di un foro dedicato a Minerva e di fornire una lettura coerente delle altre 56 figure rimanenti. Le numerose donne che filano o tessono sono modelli delle virtutes femminili contrapposte all’empia Aracne, che costituisce l’esempio negativo da evitare. Alle spalle di Minerva Ergane, protettrice delle arti tecniche, troviamo un gruppo composto da tre figure (una anziana, una donna e una bambina) che rappresenta il corso della vita e, ancora oltre, due donne intente a tessere, adempiendo ai loro doveri femminili ma rimanendo sotto la tutela divina.

Chiara Mataloni