1375-1377
GIOVANNI dei BONISIGNORI, Ovidio Metamorphoseos Vulgare
Capitulo I
Sì come madonna Pallas intese el parlare de Eurania, la quale recitò el canto de Caliope, ed udì sì come le nove figliuole de Piredo erano convertite in gazze piche, incominciò a llaudare le Muse e li fatti loro, ed infra sé imaginò dicendo: «Da poi che l'altre el fanno, e tu perché non fai vendetta de' tuoi nemici?» E così pensando, se propuse de vendicarse de Aragnes, figliuola de Imone de Colonia, la quale avea in despetto madonna Pallas in l'arte della lana, la quale sapea sì bene in ciò lavorare che le ninfe andavano spesse volte a llei e diceano: «Poi che tu sai sì bene lavorare, la dea Pallas te ha data questa grazia e perciò a llei consacra». Aragnes ciò negava e spregiava la dea Pallas.
Come Pallas andò ad Aragnes in forma d'una vecchia. Capitulo II
Udendo Pallas come Aragnes la despregiava, se trasformò in forma de una vecchia ed andò ad Aragnes e disse così: «Non ostante che molti inconvenienti siano nelle vecchie, nondimeno assai cose hanno in loro le quali non degono spiacere, sì come sono li boni consigli per le molte cose che hanno vedute , e perciò io ti prego che credi alle mie parole. Io ho udito» dice la vecchia «che tu si sì esperta ne l'arte tua che tu si degna de avanzare ogni mortale. Ma io ho udita una cosa, cioè che tu inodii la dea Pallas. De questo tu fai grande male e consigliote che tu li domandi perdonanza, dove che sia vero quello ch'io dico: Pallas è dea misericordiosa e graziosamente te perdonarà». Dicendo questo Pallas, Aragnes fu indignata con tra de lei e sì lassò stare l'opera sua, e sì li guardava con gli occhi torti e per poco se tenne ch'ella non la fece de quelle parole pentuta. E disse: «Vecchia maledetta, io credo che tu sei impazzita; ben è vero quel che vulgaremente se dice, che chi invecchia diventa pazza. lo non voglio che tu me consigli, perciò ch'io ho assai bono consiglio da me e da mo te dico che tu non credi ch'io creda alle tue parole, e se la dea Pallas vuole mostrare del suo lavorio, comparisca, ed io mostrarò el mio e vederàse quale opera sarà migliore». Allora la vecchia disse: «lo te dico ch'ella ci verrà».
Come la dea Pallas tornò ad Aragne in propria forma. Capitulo III
Partita che fu, la dea Pallas puse giò la forma della vecchia e, redutta in sua propia forma, venne ad Aragnes Le ninfe che lì erano li fecero reverenza, ma Aragnes non se mosse, tanto era desdignata per le parole che lle avea ditte la vecchia. E stata alquanto, tanto che l'ira fu um poco metigata, Aragnes disse a Pallas: «Tu se' venuta qui ed io te dico che io me voglio in nel lavorio provare con teco, se tu vuoli». Pallas respuse e disse: «lo sono apparecchiata», allora se censero ed acconci arse ed andarono al telaio per tessere, ed apparecchiarono ogni cosa che al lavorio bisognava.
Come Aragnes se 'mpiccò e deventò ragno. Capitulo XXI
Vedendo la dea Pallas tanto bene componere Aragnes, Ovidio torna al testo fabuloso e dice che, vedendo la dea ch'ella non avea dipinto altro che li defetti delli dii, imperciò per questa cagione la dea prese la drughella, con la quale ella tessea, e con molta furia li diede tre e quattro volte sul capo. Vedendose Aragnes così violata e così oltrigiata, fu commossa ad ira e, non potendose vendicare de Pallas, prese uno ligame e sì se 'mpiccò per la gola. Vedendo questo, Pallas disse: «In verità che tu non morirai, ma io voglio ben che tu pendi così». Allora andò e prese suco d'erbe chiamate acataido, ciò sono erbe infernali, e queste se fece dare a Proserpina che stava con Pluto a l'inferno, e sì li onse le nare del naso ed onseli li capielli e tutte le meate con quello inguento e con lo solfano, e subito fu convertita in ragno e remaseli el ventre infiato, del quale ventre tra' lo stame. E questa è la cagione perché li ragni fan così mirabili tele e pendono ad esse ; ma da poi che questa cosa fu per lu mondo sparta ed andata la novella per tutta Libia, ogni gente comenzò a temere e ad onorare li dii.
Allegoria e vigesimasettima trasmutazione de Aragnes convertita In ragno. Segnata per CC
Devemo questa favola così intendere: per la dea Pallas se 'ntende l'uomo e la donna savia, perciò che fu dea della sapienza; e perché tessea la tela e poneva le virtù delli dii e le loro vittorie, intendo che l'uomo savio sempre studia in laudare e predicare Dio. Per Aragnes intendo l'uomo e la donna, li quali non vogliono laudare Idio e contendono con li savii; perché tessea la tela dove poneva li peccati delli dii, intendo quelli cotali gioveni che odeno laudare Dio alli savii e sì li dispiace e tengonose migliori de loro, e così laudando biastimavano Dio, e così se confidavano più nelli piaceri della terra che nella voluntà de Dio. E perciò se dice che sono mutati in ragni, el quale animale fa la tela che vaccio se rompe, e così sono coloro che se confidano in le cose terrene, perciò che le loro opere vaccio mancano, sì come vaccio manca la tela del ragno.