Titolo dell’opera: Apollo e Marsia
Autore: Giulio Carpioni (1613-1679)
Datazione: 1665 ca.
Collocazione: collezione privata
Committenza:
Tipologia: dipinto
Tecnica: olio su tela (86,3 x 117 cm)
Soggetto principale: Apollo scortica Marsia
Soggetto secondario: Mida, Tmolo, satiri e ninfe assistono al supplizio
Personaggi: Apollo, Marsia, Mida, Tmolo, satiri, ninfe
Attributi: corona d’alloro, coltello (Apollo); orecchie a punta, siringa (Marsia); corona, orecchie d’asino (Mida); corona vegetale (Tmolo)
Contesto: scena all’aperto
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Pilo G.M., Carpioni, Fantoni, Venezia 1961; Muti L., Apollo e Marsia di Giulio Carpioni, in “Arte Documento”, 11, 1997, pp. 128-131; Furlan C., Giulio Carpioni (Venezia 1613 - Vicenza 1679), in Pittura veneta del '600 e '700, a cura di Copercini F., Padova 1986, pp. 22-24
Annotazioni redazionali: pittore e incisore veneziano, allievo del Padovanino, Giulio Carpioni lavorò soprattutto a Vicenza dal 1638 al 1660. Nel suo corpus di opere sono note almeno tre versioni della storia di Apollo e Marsia: oltre alla tela qui in esame, Giuseppe Maria Pilo nella sua monografia sull’artista cita un dipinto nella collezione Morassi di dimensione e formato diverso databile intorno al 1665, e l’incisione del Leonardis che riproduce la versione posseduta dall’Algarotti, mai rinvenuta. Tra tutte, la nostra tela è quella che presenta il maggior numero di figure nonché un’attenta costruzione prospettica che fa risultare la composizione maestosa e teatrale. Al centro del dipinto Marsia, disteso inerme su una grossa pietra, sta per essere scuoiato da Apollo, coronato d’alloro e con un mantello rosso svolazzante; ai piedi del dio compare la siringa a sette canne, lo strumento usato da Marsia nella contesa musicale, mentre è stranamente assente la lira di Apollo. Tutto intorno troviamo numerose figure, quei “fauni campagnoli, divinità dei boschi e Satiri” di cui parla Ovidio (Marsfc14), accorsi a piangere la triste fine del loro compagno. A sinistra sono presenti due figure che si distinguono dalle altre: un vecchio seduto con una barba bianca, una corona e delle orecchie d’asino, facilmente identificabile con re Mida, e il personaggio distinto alle sue spalle, con un mantello rosso, una lunga barba canuta e una corona di quercia, probabilmente la personificazione del monte Tmolo. Data la presenza di queste due figure estranee al racconto di Marsia ma pertinenti alla contesa musicale tra Apollo e Pan, si deduce che Carpioni – come molti altri artisti del tempo – confuse o comunque fuse insieme gli elementi delle due vicende. Osservando tutte le versioni del dipinto che conosciamo, mentre Tmolo è presente solo in questa, la figura di Mida compare sempre in tutte le tele; unendo questa osservazione all’assenza dello strumento apollineo e alle parole in calce all’incisione del Leonardis, “Al crudo duol di Marsia e del Re Mida, L’Ardir s’abbassa, il Stolto non decida”, possiamo supporre che Carpioni volesse porre l’accento non tanto sulle valenze simboliche della contesa musicale, quanto sugli exempla negativi delle due fabulae ovidiane, Marsia e Mida – il primo esempio di tracotanza, il secondo di stoltezza – dimostrando di aver compreso il carattere secondario di Pan, che nel racconto ovidiano non subisce alcuna punizione se non la sconfitta nella gara musicale.
Chiara Mataloni