
Titolo dell’opera: Apollo e Marsia
Autore: Jusepe de Ribera, detto lo Spagnoletto (1591-1652)
Datazione: 1637
Collocazione: Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte
Committenza:
Tipologia: dipinto
Tecnica: olio su tela (182 x 232 cm)
Soggetto principale: Apollo scortica Marsia
Soggetto secondario: sullo sfondo dei satiri si disperano
Personaggi: Apollo, Marsia, satiri
Attributi: corona d’alloro, lira da braccio (Apollo); zampe caprine, barba, siringa (Marsia); corna, orecchie a punta (Satiri)
Contesto: scena all’aperto
Precedenti:
Derivazioni: Luca Giordano, Apollo e Marsia, Napoli, Capodimonte (Cfr. scheda opera 72)
Immagini: http://www.wga.hu/frames-e.html?/html/r/ribera/2/apollo.html
Bibliografia: L’opera completa del Ribera, a cura di Spinosa N., CLR, Rizzoli, Milano 1978, p. 109, n. 103; Museo di Capodimonte, a cura di Utili M., Touring Club Italiano, Milano 2002, p. 356; Spinosa N., Ribera. L’opera completa, Electa, Napoli 2003, p. 300, A 164
Annotazioni redazionali: Il dipinto faceva parte della collezione messa insieme nella seconda metà del ‘600 da Andrea d’Avalos, principe di Montesarchio, uno dei più importanti collezionisti di pittura napoletana seicentesca, che entrò a far parte del museo attraverso una donazione allo Stato italiano nel 1862. Si può forse identificare con l’Apollo e Marsia del Ribera ricordato dalle fonti a Napoli a casa del mercante fiammingo Gaspare Roomer. Ribera eseguì negli stessi anni anche un’altra versione dell’opera, quella conservata a Bruxelles al Musées Royaux des Beaux-Arts (http://www.wga.hu/art/r/ribera/2/apollo.jpg). Le due tele presentano delle differenze minime: in entrambi i casi, il momento raffigurato è quello finale del mito, con la terribile punizione inflitta da Apollo a Marsia che, sdraiato in terra con i piedi legati a un albero, viene scuoiato vivo dal dio. La scena, estremamente realistica, è una trasposizione in pittura dei versi ovidiani (Marsfc14): lo sguardo di Marsia rivolto all’esterno verso lo spettatore sembra quasi chiedere il perché di tanta violenza; Apollo apre una profonda ferita sulle zampe del satiro senza lasciar trapelare alcun sentimento dal volto, a sottolineare ancora di più la contrapposizione tra i due e di conseguenza la gravità del peccato di Marsia e la necessità della punizione divina. Infine, mentre ai due estremi della diagonale su cui è costruita la composizione troviamo i due strumenti musicali che rievocano la causa di tanta violenza, la lira da braccio e la siringa a sette canne, nell’angolo destro del dipinto sono raffigurati tre satiri, che assistono piangendo alla morte del loro compagno; dalle loro lacrime, racconta Ovidio, nascerà un fiume che tramanderà per sempre il nome di Marsia.
Chiara Mataloni