
Titolo dell’opera: Apollo scortica Marsia
Autore: Stefano Maderno (1576-1636)
Datazione: 1620 ca.
Collocazione: sconosciuta
Committenza:
Tipologia: scultura
Tecnica: terracotta (h. 63,5 cm)
Soggetto principale: Apollo scortica Marsia
Soggetto secondario:
Personaggi: Apollo, Marsia
Attributi: corona d’alloro (Apollo); barba, petto villoso (Marsia)
Contesto:
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini: http://www.patwengraf.com/DesktopDefault.aspx?tabid=6&tabindex=5&objectid=20313&mediaid=22277
Bibliografia: Androsov S.O., Works by Stefano Maderno, Bernini and Rusconi from the Farsetti collection in the Ca’ d’Oro and the Hermitage, in “The Burlington Magazine”, v. 133, n. 1058, maggio 1991, pp. 292-297; Alle origini di Canova: le terrecotte della collezione Farsetti, catalogo a cura di Androsov S.O., Marsilio, Venezia 1991
Annotazioni redazionali: si tratta di un bozzetto in terracotta, riscoperto solo recentemente sul mercato antiquario e aggiunto al catalogo dello scultore italiano da Patricia Wengraf. Per lo stile, il materiale usato, le dimensioni ridotte e il soggetto, il piccolo gruppo scultoreo raffigurante Apollo che scortica Marsia è stato messo in relazione dalla critica con la serie di modellini in terracotta, che facevano parte in origine della collezione dell’Abate Filippo Farsetti (1703-1774). Questi era un noto collezionista d’arte di un’importante famiglia veneziana; risedette a Roma dove iniziò ad acquistare quadri e sculture e a commissionare calchi di famose statue e di gruppi greco-romani. Alla sua morte la collezione, sistemata in Palazzo Farsetti (o Ca’ Farsetti) a Venezia, passò nelle mani del cugino Daniele Farsetti (1725-1787), che nel 1778 compilò il primo inventario della collezione. Nel documento comparirebbe un riferimento a un gruppo con Marsia, conservato all’Hermitage Museum; la collezione Farsetti, infatti, fu acquistata all’inizio dell’800 dagli zar di Russia Paolo I e Alessandro I. Secondo la Wengraf la terracotta qui in esame deriverebbe da un prototipo più antico. Per essere un semplice bozzetto, l’opera è definita sin nei minimi particolari, caratteristica che rientra nello stile dell’artista. Il gruppo descrive in maniera molto semplice ed essenziale la punizione inflitta a Marsia da Apollo; il dio, legato il suo rivale ad un albero, gli sta strappando via la pelle del braccio. La posa di Marsia è estremamente dinamica, con ogni singolo muscolo del corpo in tensione; solo il particolare del petto villoso, in contrasto con quello glabbro del dio, ci ricorda la natura ferina del flautista impertinente. Non ci sono particolari che facciano riferimento alla contesa musicale, solo Apollo indossa la corona d’alloro ad identificarlo come vincitore. Da un punto di vista stilistico, la Wengraf sottolinea come Maderno si sia ispirato per la testa di Apollo al gruppo scultoreo con Apollo e Dafne del Bernini, oggi alla Galleria Borghese, mentre per la particolare posa e per le fattezze di Marsia al celeberrimo gruppo del Laocoonte, e in particolare alla sua terracotta, oggi all’Hermitage, che riproduceva il gruppo ipotizzandone un restauro alternativo. Questo atteggiamento di Maderno troverebbe riscontro nelle parole del Baglione che nel 1642 scriveva che Maderno “faceva bene li modelli levati dalle più belle statue antiche e moderne, che in Roma si trovassero” (Baglione, Vite, 1642).
Chiara Mataloni