53: Apollo e Marsia

Titolo dell’opera: lo scorticamento di Marsia

Autore: Andrea Meldolla, detto lo Schiavone (1510 ca.-1563)

Datazione:

Collocazione: Parigi, Louvre, Dèpartment des Arts Graphiques

Committenza:

Tipologia: disegno (25 x 24 cm)

Tecnica: gessetto rosso su carta

Soggetto principale: Apollo scortica Marsia appeso a un albero per i piedi

Soggetto secondario: Minerva assiste alla scena; un uomo chinato in terra

Personaggi: Marsia, Apollo, Minerva, figura maschile

Attributi: zampogna (Marsia); lira (Apollo); elmo, lancia, scudo con Gorgoneion (Minerva)

Contesto:

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://arts-graphiques.louvre.fr/fo/images-fo/d0007803-000.jpg

Bibliografia: Blažeković Z., What Marsyas may have meant to the Cinquecento Venetians, or Andrea Schiavone's symbolism of musical instruments, in “Music in art: international journal for music iconography”, 26, 2001 (2002), n. 1/2, pp. 30-46

Annotazioni redazionali: nel suo interessantissimo articolo del 2001, Zdravko Blažekovi¢ analizza il disegno conservato al Louvre, un tempo parte del Libro de’ disegni di Giorgio Vasari (che realizzò la composizione architettonica che incornicia il disegno e lo unì ad un altro disegno di Schiavone, raffigurante San Giovanni Battista e gli altri), come frutto della riflessione di Andrea Meldolla, detto lo Schiavone per la sua origine dalmata, sulla situazione della sua terra costantemente minacciata dai Turchi. Nella sua produzione artistica, lo Schiavone tornò più di una volta sul mito di Marsia: Blažekovi¢ cita due disegni tratti dal ciclo del Parmigianino, uno raffigurante il momento della contesa musicale, l’altro il momento finale del supplizio (Cfr. scheda opera 41). Anche nel caso del disegno del Louvre, una sua composizione originale, la fonte d’ispirazione è il disegno fiorentino del Parmigianino, anche se le differenze sono molte e significative: in entrambi i casi Marsia è appesa all’albero a testa in giù, ma nel disegno del Louvre il flautista non ha più le zampe da satiro, ma è un uomo a tutti gli effetti, cosa che rende ancora più violenta la scena; lo strumento musicale di Marsia, che secondo la tradizione classica dovrebbe essere un aulòs mentre durante il Rinascimento viene quasi sempre raffigurato come una siringa, diventa nel disegno dello Schiavone una zampogna, poggiata interra accanto alla classica lira di Apollo; questo strumento è presente anche in altre raffigurazioni del mito, prima fra tutte la xilografia dell’edizione volgarizzata delle Metamorfosi del 1497 (Cfr. scheda opera 31) da cui sono poi derivate tutte le altre, ma in questo caso la composizione in analisi non è riferibile a questa tradizione. Infine, nel disegno compare la figura di Minerva, presente talvolta nella scena della contesa musicale o nelle immagini in cui sono raffigurati più episodi insieme, mai nella scena del supplizio di Marsia. Nella lettura di Blažekovi¢, la zampogna, in quanto strumento popolare e rustico (mišnice), diventa il simbolo della popolazione dalmata continuamente esposta agli assalti degli Ottomani; Marsia non è più raffigurato come un satiro ma come un uomo, una persona “vera”, come vero e reale era il pericolo che i compatrioti dello Schiavone correvano; e infine Minerva, armata ma immobile, rappresenta le potenze europee che assistevano senza batter ciglio a quello che accadeva al di là dell’Adriatico. Sulla sinistra è presente una quarta figura che non viene presa in considerazione nell’analisi di Blažekovi¢; si tratta di un uomo, completamente nudo, inginocchiato con il capo rivolto verso terra; il particolare è confrontabile con il dipinto del Bronzino (Cfr. scheda opera 43) in cui sono presenti anche episodi della storia di Mida, giudice della contesa tra Apollo e Pan, come quello del fedele servitore e barbiere del re, cui Mida rivelò il terribile segreto delle orecchie d’asino ordinandogli di tenerlo per sé. Narrano le fonti che l’uomo, non riuscendo a trattenersi, scavò una buca in cui rinchiuse il suo segreto e che in quel luogo crebbe un cespuglio di canne, visibili sia nel dipinto di Bronzino che nel disegno dello Schiavone, che col vento sussurravano “Re Mida ha le orecchie d’asino”, rivelando così il segreto temuto. Un’altra interpretazione in chiave politica è quella proposta da Freedberg per la tela di Tiziano di Kromeritz (Cfr. scheda opera 59).

Chiara Mataloni