52: Apollo e Marsia

Titolo dell’opera: Punizione di Marsia

Autore: Domenico Rietti da Figline, detto Zaga

Datazione: 1547

Collocazione: Roma, Castel Sant’Angelo, Sala di Apollo, volta

Committenza: Paolo III Farnese (1534-1549)

Tipologia: dipinto parietale

Tecnica: affresco

Soggetto principale: Apollo scortica Marsia

Soggetto secondario:

Personaggi: Apollo, Marsia

Attributi: lira (Apollo); zampogna, albero (Marsia)

Contesto:

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Ghidoli Tomei A., Impresa ed emblema. Le immagini simboliche nel programma decorativo di Castel Sant’Angelo, in  Gli affreschi di Paolo III a Castel Sant’Angelo 1543-1548. Progetto ed esecuzione, catalogo della mostra a cura di Aliberti Gaudioso F.M., Gaudioso E., De Luca, Roma 1981, vol. I, pp. 39-46; Parma Armani E., Perin del Vaga. L’anello mancante. Studi sul Manierismo, Sagep Editrice, Genova 1986; Wyss E., The myth of Apollo and Marsyas in the art of the Italian Renaissance : an inquiry into the meaning of images, University of Delaware Press, Newark 1996, pp. 89-92; Mercalli M., L’iconografia cinquecentesca a Castel Sant’Angelo, in Adriano e il suo mausoleo, catalogo della mostra, Electa, Roma 1998, pp. 254-275; Canova L., La celebrazione nelle arti del pontificato di Paolo III Farnese come nuova età dell'oro, in “Storia dell'arte”, 93/94, 1998 (1999), pp. 217-234; Fabiane A., L’iconografia di Apollo in Castel Sant’Angelo e in altri cicli a Venezia, Città di Castello, San Giustino e Frascati, in “La Diana”, 6-7, 2000-2001 (2003), pp. 119-137; Cieri Via C., L’arte delle Metamorfosi. Decorazioni mitologiche nel Cinquecento, Lithos, Roma 2003, pp. 265-269

Annotazioni redazionali: la Sala di Apollo fa parte dei cosiddetti appartamenti farnesiani, che Papa Paolo III Farnese decise di farsi costruire al primo piano di Castel Sant’Angelo; il progetto architettonico dell'opera viene attribuito a Raffaello da Montelupo su progetto iniziale di Antonio da Sangallo il Giovane, mentre la decorazione degli ambienti a Perin del Vaga e alla sua bottega. Sappiamo dai documenti che i lavori iniziarono il 2 ottobre del 1547 sotto la direzione di Perino, che però morì pochi giorni dopo, il 19 ottobre, lasciando l’impresa al suo collaboratore di fiducia, Domenico Zaga, supportato da Pellegrino Tibaldi e Giacomone da Faenza; terminarono nel marzo del 1548. La sala presenta una ricchissima decorazione a grottesche, tra cui sono inseriti numerosi episodi mitologici incentrati sulla figura di Apollo. Al centro della volta ribassata, intorno all’impresa papale in stucco oggi distrutta, troviamo sei episodi mitologici: la Punizione dei Ciclopi, la Morte di Coronide, la Contesa musicale tra Apollo e Pan e punizione di Mida, Apollo che scortica Marsia, Apollo pastore di Admeto, Apollo che affida Asclepio a Chirone. La decorazione continua poi sulle pareti con Latona trasforma in rane i contadini della Licia, la Morte dei Niobidi, Apollo e Dafne, Apollo e Nettuno costruiscono le mura di Troia. Sulle pareti troviamo anche dei tempietti, molto rovinati e oggi quasi illegibili, che dovevano ospitare le nove Muse. Nelle lunette poste alla base della volta sono presenti delle Allegorie complesse, alternate a dei nudi classici e agli stemmi della famiglia Farnese. Per quanto riguarda la funzione della sala, Alessia Fabiane (2003) sottolinea il fatto che, sulla scia delle logge raffaellesche, le nervature della sala fingano un pergolato vegetale; questo dettaglio, unito alla presenza di scene mitologiche, le fa ipotizzare che la sala venisse utilizzata come luogo di svago. Tornando al programma iconografico della sala, la critica ha avanzato varie ipotesi di lettura, quasi tutte basate sull’identificazione tra la figura di Apollo e quella del committente, Paolo III Farnese, e legate al particolare clima storico, religioso e politico che si respirava in quegli anni. E così, secondo Edith Wyss (1996) gli episodi affrescati, per la maggior parte scene di punizione, sarebbero un monito verso tutti coloro che avessero voluto aderire alla religione protestante e al contempo una celebrazione delle virtù pacificatorie del papa; secondo Lorenzo Canova (1999), per cui il ciclo sarebbe un’allegoria della lotta del papa contro i Protestanti, ogni singola scena avrebbe un corrispettivo in una singola azione papale; Alessia Fabiane ritiene che si tratti di “storie in cui si mette in evidenza come la mancanza dell’armonia o una sfida ad essa provochi degli scompensi nell’ordine del mondo. Inoltre, dato che in Apollo si può identificare senza ombra di dubbio Paolo III, la sfida al dio è la sfida alla chiesa stessa, custode della pace e dell’equilibrio” (2003, p. 121). Nella scena con la punizione di Marsia, questi – raffigurato come un uomo e non come un satiro o un sileno – è legato per una mano ad un albero; accanto a lui Apollo, il mantello svolazzante e un ginocchio poggiato su un masso, gli sta levando via la pelle con un coltello come punizione per aver osato contendere con lui in una gara musicale. Alla precedente contesa alludono i due strumenti musicali, la lira di Apollo ai piedi del dio, e la zampogna di Marsia alle sue spalle. La scena della punizione è affiancata a quella della contesa musicale tra Apollo e Pan in cui è giudice Mida; nella sua lettura delle scene affrescate a coppie di due, la Fabiane nota come negli episodi di Marsia e Mida siano ben visibili le conseguenze di un giudizio avventato, rappresentate dallo scorticamento e dalle orecchie asinine.

Chiara Mataloni