41: Apollo e Marsia

Titolo dell’opera: Contesa tra Apollo e Marsia

Autore: Francesco Mazzola, detto il Parmigianino (1503-1540)

Datazione: 1527-1530

Collocazione: New York, Pierpont Morgan Library

Committenza:

Tipologia: disegno

Tecnica: penna, inchiostro bruno, lumeggiature in biacca su carta marroncina (20,7 x 14,6 cm)

Soggetto principale: Apollo suona la lira, Marsia seduto lo ascolta

Soggetto secondario:

Personaggi: Apollo, Marsia

Attributi: lira (Apollo); barba, zampe caprine, siringa (Marsia)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni: Ugo da Carpi, Apollo e Marsia, incisione in chiaroscuro, (21,7 x 15,4 cm), Londra, British Museum

Immagini: http://www.learn.columbia.edu/italian/images/Parmigianino/medium/102.jpg

Bibliografia: Popham A.E., Catalogue of the drawings of Parmigianino, New Heaven e Londra 1971, vol. I, nn. 102, 319, 390-395, 411; Denison C., Mules H., Shoaf J., European Drawings: 1375-1825 [of the Pierpont Morgan library], Dover Publications, New York 1981, n. 21; Wyss E., The myth of Apollo and Marsyas in the art of the Italian Renaissance : an inquiry into the meaning of images, University of Delaware Press, Newark 1996, pp. 100-108; Bambach C.C., et alt., Correggio & Parmigianino. Master Draughtsmen of the Renaissance, British Museum Press, Londra 2000, p. 123; Gnann A., Parmigianino e la grafica, in Parmigianino e il manierismo europeo, a cura di Fornari Scianchi L., Ferino Pagden S., Silvana Editoriale, Milano 2003, pp. 83-92; Oberhuber K., Parmigianino disegnatore, in Parmigianino e il manierismo europeo, a cura di Fornari Scianchi L., Ferino Pagden S., Silvana Editoriale, Milano 2003, pp. 71-82; Parmigianino tradotto. La fortuna di Francesco Mazzola nelle stampe di riproduzione fra il Cinquecento e l’Ottocento, a cura di Mussini M., De Rubeis M.G, Silvana Editoriale, Milano 2003, pp. 68-69, 128-129

Annotazioni redazionali: Il disegno fa parte di un ciclo di sette fogli conservati tra Parigi e New York, che il Parmigianino dedicò al mito di Marsia, realizzato molto probabilmente al suo arrivo a Bologna dopo la fuga da Roma in seguito al terribile Sacco di Roma del 1527. Che si tratti di un’unica serie è evidente, sia per i temi rappresentati, che per lo stile, la tecnica usata e il taglio ovale della composizione. La critica è sempre stata concorde nell’identificazione di quattro di questi fogli come afferenti al ciclo suddetto: Minerva suona la siringa(http://arts-graphiques.louvre.fr/fo/images-fo/d0008924-000.jpg), Minerva getta via la siringa (http://arts-graphiques.louvre.fr/fo/images-fo/d0008925-000.jpg), Marsia raccoglie la siringa (http://arts-graphiques.louvre.fr/fo/images-fo/d0008926-000.jpg), e il foglio qui in esame, conservato alla Pierpont Morgan Library di New York, raffigurante la Contesa musicale tra Apollo e Marsia. Da notare la presenza della siringa al posto dell’aulòs di cui parlano le fonti classiche, che contrasta con la “moderna” lira da braccio nella scena della contesa, e l’aspetto ferino di Marsia con zampe caprine e coda, particolare poco comune nell’arte rinascimentale, in cui Marsia è raffigurato molto più spesso con fattezze umane. Nella scena di Minerva che suona la siringa la dea ha di fronte a sé lo scudo, che però invece di riportare la classica immagine della Gorgone presenta – secondo la Wyss (1996) – il volto vecchio e barbuto di una divinità fluviale, ad indicare la sorte futura del satiro Marsia, che sarà poi trasformato in fiume. A questo gruppo certo, Popham unisce altri tre disegni, simili per dimensione e per formato, catalogati come Uomo in atteggiamento di sorpresa (http://arts-graphiques.louvre.fr/fo/images-fo/d0008952-000.jpg), Mercurio seduto rompe il flauto (http://arts-graphiques.louvre.fr/fo/images-fo/d0008928-000.jpg), e Mercurio dona il flauto a Minerva (http://arts-graphiques.louvre.fr/fo/images-fo/d0008929-000.jpg). Secondo lo studioso il nesso tra le immagini sarebbe individuabile nelle Fabulae di Igino (Marsfc23); tuttavia, come indica giustamente la Wyss – che pure è convinta dell’appartenenza di questi fogli al ciclo – nella versione di Igino non si fa alcun riferimento a Mercurio, mentre sono presenti dettagli ignorati da Parmigianino; tra l’altro, la prima versione in latino del manoscritto dei Mythologicon fu pubblicata a Basilea solo nel 1535. Partendo da un disegno, sempre attribuito al Parmigianino, conservato agli Uffizi, in cui sul verso è raffigurato il momento della punizione di Marsia, appeso a testa in giù, ad opera dello schiavo scita sotto lo sguardo attento di Apollo, e confrontandolo con una serie di bulini di Antonio Fantuzzi, due dei quali sono tratti senza alcun dubbio dai disegni del Parmigianino, Edith Wyss sostiene che il ciclo di disegni continuava con la scena della Punizione di Marsia, purtroppo andata perduta; la composizione è comunque ricostruibile in base al disegno degli Uffizi, in cui è visibile un tratto sulla destra a delineare il contorno ovale che caratterizza tutto il ciclo, e all’incisione derivata del Fantuzzi. A questo sarebbe collegato il foglio del Louvre raffigurante un uomo in piedi vicino ad un fiume che guarda verso il basso ed apre le braccia con un gesto di sorpresa; il disegno, catalogato dal Popham (1971) come Uomo in atteggiamento di sorpresa, viene inserito all’interno della narrazione dalla Wyss che ritiene si tratti di uno dei compagni di Marsia che assiste alla terribile punizione di questi senza poter tuttavia fare nulla; il fiume che scorre ai suoi piedi sarebbe quello nato – a seconda delle tradizioni – dal sangue di Marsia o dalle lacrime dei suoi compagni. La questione è invece più problematica per gli ultimi due disegni catalogati dal Popham come Mercurio seduto rompe il flauto e Mercurio dona il flauto a Minerva; come ho già detto, lo studioso motiva la presenza nel ciclo di queste due scene particolari facendo erroneamente ricorso al racconto di Igino. Nel suo testo, Edith Wyss propone una nuova e interessante lettura, secondo la quale il disegno non rappresenterebbe il dio che fa a pezzi lo strumento, particolare mai presente nelle fonti classiche, ma al contrario la Creazione della siringa da parte di Mercurio; questa particolare versione del mito d’origine della siringa, strumento tradizionalmente legato a Pan e al suo amore per la ninfa omonima Siringa (Ovidio, Metamorfosi, I, 689-712), risale all’Inno Omerico a Hermes e al racconto di Apollodoro, testi che però erano molto probabilmente sconosciuti al Parmigianino. La studiosa ritiene pertanto che l’inserimento di Mercurio nella serie dedicata al mito di Marsia fosse legato alla vasta simbologia che nel Rinascimento era legata al dio, messaggero degli dei, simbolo della sapienza e dell’eloquenza, protettore con Minerva delle arti liberali. Propone dunque di collocare il disegno all’inizio della narrazione, cui segue immediatamente la scena di Mercurio che dona la siringa a Minerva, sua sorella. Nel passare la siringa a sette canne, il braccio di Mercurio si incrocia con quello di Minerva, a simboleggiare ancora di più la loro unione in quanto patroni della scienza e della sapienza. La studiosa, notando che nelle scene successive il numero delle canne della siringa è ridotto a cinque, spiega il particolare in questo modo: “[Mercurio] passes the instrument to his sister, goddes of wisdom. But in playing the instrument, Minerva divulges the sacred knowledge to unworthy listeners; (...) The hallowed teaching has been defiled and henceforth the number of pipes is reduced to five” (Wyss, 1996, p. 106). In conclusione, sulla base della nuova interpretazione proposta, il ciclo di disegni del Parmigianino avrebbe dovuto comprendere otto fogli.

Chiara Mataloni