
Titolo dell’opera: Marsia e Apollo
Autore:
Datazione: metà del IV sec.
Collocazione: Cipro, Nea Paphos, House of Aion
Committenza:
Tipologia: mosaico policromo
Tecnica:
Soggetto principale: Marsia, su ordine di Apollo, viene portato via da due schiavi sciiti
Soggetto secondario: Olimpico supplica Apollo di graziare Marsia; Plane, la personificazione della Follica ci ricorda il gesto folle di Marsia
Personaggi: Apollo, Marsia, Sciti, Olimpo, personificazione della Follia (Plane)
Attributi: lira, alloro, corona d’alloro (Apollo); aulòs, barba, veste maculata (Marsia); coltello, berretto frigio (Sciti)
Contesto:
Precedenti:
Derivazioni:
Bibliografia: Daszewsky W.A., Dionysos der Erloser. Griechische Mythen im spatantiken Cypern, P. von Zabern, Mainz am Rhein 1985, pp. 27-29; Rawson P.B., The myth of Marsyas in the roman visual arts : an iconographic study, B.A.R., Oxford 1987, pp. 42-44, 132-133; Bowersock G.W., L'Ellenismo nel mondo Tardoantico, Laterza, Roma 1992, pp. 50-51, 80-84; Weis A., ad vocem “Marsyas I”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco, 1992, vol. VI, 1, pp. 372-373
Annotazioni redazionali: si tratta di uno dei cinque pannelli che compongono il mosaico pavimentale scoperto nel 1983 nella casa di Haion di Nea Paphos, nell’isola di Cipro. Varie gli episodi mitici raffigurati; tra questi, oltre a una scena tratta dal mito di Marsia, troviamo Leda e Giove trasformato cigno; una scena dell’infanzia di Dioniso, con le ninfe, Mercurio e Trofeo; la gara di bellezza tra Cassiopea e le Nereidi (episodio che occupa due riquadri), di cui Aion – il personaggio da cui prende nome la casa, raffigurato al centro con tanto di nimbus – è il giudice; una processione trionfale in onore di Dioniso. Marsia è ritratto nel momento appena precedente a quello della punizione vera e propria, quando Apollo ordina di portare via il suo rivale appena sconfitto. Marsia, barbuto, caratterizzato da una pelle molto più scura rispetto a quella delle altre figure e ricoperto da una pelle animale maculata, viene spintonato e tirato per i capelli da due uomini che, per il particolare del berretto frigio e per il coltello che tiene in mano quello vestito di azzurro, sono identificabili con i due schiavi sciiti ingaggiati da Apollo per punire il flautista. All’estrema sinistra del riquadro, l’albero, probabilmente un pino, cui verrà di lì a poco appeso Marsia per essere scorticato. Il dio è seduto su una roccia sulla destra, il braccio sinistro è poggiato sulla sua cetra, tiene in mano un ramo la palma della vittoria ed è coronato d’alloro; come altre figure del mosaico, il suo volto è circondato da una specie di aureola azzurra. Nella mano destra tiene un oggetto, forse un plettro. Ai suoi piedi un ragazzo con un berretto frigio, identificabile – anche grazie all’iscrizione – con Olimpo, l’allievo prediletto di Marsia, che troviamo anche in altre opere nella stessa posizione, mentre chiede ad Apollo di graziare il suo maestro (Cfr. scheda opera 14). Ai piedi del dio, di fronte al ragazzo, vediamo l’aulòs, lo strumento che costerà caro a Marsia. Sullo sfondo una figura femminile, panneggiata e coronata d’alloro, guarda con aria sconsolata verso Marsia; grazie all’iscrizione sappiamo che si tratta della PLANE, la personificazione dell’errore, della follia del satiro che – noncurante dell’ordine divino – ha osato sfidare Apollo superando ogni limite a lui concesso, e viene per questo motivo punito; il suo ruolo è quello di evidenziare il valore morale della scena. Data la rarità e la forte gestualità di questa figura, si potrebbe ipotizzare una sua derivazione da una tragedia; tuttavia, l’assenza di fonti a riguardo non consente di avvalorare tale ipotesi. La scena rappresentata è molto simile a quella presente sul sarcofago della Garbatella, conservato a Roma nel Palazzo dei Conservatori (Cfr. scheda opera 18) o al mosaico di El Djem conservato al Bardo (Cfr. scheda opera 19).
Chiara Mataloni