Titolo dell’opera:
Autore:
Datazione: III-IV sec. d.C.
Collocazione: New York, Corning Museum of Glass
Committenza:
Tipologia: bottiglia
Tecnica: vetro soffiato, dorato e smaltato (h. 14,6 cm; diam. 10 cm)
Soggetto principale:
Soggetto secondario:
Personaggi: Apollo, Nike, Marsia, Minerva, Scita
Attributi: lira, corona d’alloro (Apollo); ali, corona d’alloro (Nike); berretto frigio (Scita)
Contesto:
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Harden D.B. (a cura di), Glass of the Caesars, Olivetti, Milano 1987, pp. 274-275; Weis A., ad vocem “Marsyas I”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco, 1992, vol. VI, 1, p. 373
Annotazioni redazionali: si tratta di una bottiglia dipinta in Siria tra il III e il IV secolo, in cui è raffigurata una scena del mito di Marsia, successiva alla contesa musicale e precedente alla punizione finale. Il primo gruppo di personaggi che incontriamo, è composto da una Nike, identificabile dall’iscrizione (NEIKE), alata e incoronata d’alloro, che si avvicina ad Apollo citaredo per donargli la corona del vincitore. Più avanti è visibile una figura piuttosto lacunosa, di cui sono distinguibili i capelli, stranamente dritti, e il corpo ricoperto da una pelle animale maculata; la critica è concorde nell’identificarla con Marsia e legge il dettaglio dei capelli come un modo, decisamente “fumettistico”, per rendere la sensazione di terrore provata dal sileno. Secondo Anne Weis (1992), il particolare della pelle animale rientrerebbe nella propensione degli artisti di età imperiale ad usare determinati attributi per arricchire la narrazione: in questo caso, la veste particolare contrappone Marsia agli altri personaggi della scena, e lo identifica come barbaro, straniero (Marsfc29). Accanto a Marsia troviamo un’altra figura femminile che, poggiata ad una colonna, volge lo sguardo verso il satiro in preda al panico; nonostante l’assenza di attributi riconoscibili, la donna viene interpretata come Minerva: d’altra parte, la sua presenza nella scena della contesa o in quella immediatamente successiva non è nuova (Cfr. scheda opera 05 e scheda opera 18). Infine, l’ultimo personaggio, isolato rispetto agli altri, è senza ombra di dubbio lo schiavo Scita che, inginocchiato, sta fissando delle corde all’albero, su cui verrà poi legato (o appeso) e scorticato Marsia. Rispetto alle altre rappresentazioni a noi note dello Scita, notiamo subito l’assenza del suo attributo principale, il coltello, strumento di tortura, che generalmente ne consente l’identificazione qualunque sia l’azione da questi svolta.
Chiara Mataloni