22: Apollo e Marsia

Titolo dell’opera: storia di Marsia

Autore:

Datazione: 210-230 d.C.

Collocazione: Roma, Galleria Doria

Committenza:

Tipologia: scultura

Tecnica: sarcofago in marmo scolpito in rilievo (2,18 m)

Soggetto principale:

Soggetto secondario:

Personaggi: Marsia, Apollo, Minerva, Melpomene, Cibele, Attis, Dioniso, Artemide, Euterpe, Giunone (?), Mercurio, Scita, personificazioni fluviali

Attributi: aulòs, barba (Marsia); lira (Apollo); elmo, lancia (Minerva); maschera tragica (Melpomene); leone (Cibele); Cibele (Attis); arco (Artemide), flauti (Euterpe); caduceo (Mercurio); berretto frigio, coltello (Scita)

Contesto:

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://fototeca.iccd.beniculturali.it/TFOTOWEB/DDW?W%3DFTAN%3D%27ICCDE0000045544%27

Bibliografia: Turcan R., Les sarcophages romains a representations dionysiaques: essai de chronologie et d'histoire religieuse, De Boccard, Parigi 1966, pp. 71, 220-221, 276-277; Mc Cann A.M., Roman sarcophagi in the Metropolitan Museum of Art, Metropolitan Museum of Art, New York 1978, pp. 79-84;  Sande S., The myth of Marsyas: Pieces of a sculptural jigsaw, in “Metropolitan Museum Journal”, 16, 1981, pp. 60-61; Weis A., The hanging Marsyas : the origin and history, University Microfilm International, Ann Arbor 1981, n. 195; D’Andria F., Ritti, T., Hierapolis. Scavi e ricerche, 2. Le sculture del teatro. I rilievi con i cicli di Apollo e Artemide, Roma 1985, p. 52; Rawson P.B., The myth of Marsyas in the roman visual arts : an iconographic study, B.A.R., Oxford 1987, pp. 31, 40, 183-184; Weis A., ad vocem “Marsyas I”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco, 1992, vol. VI, 1, p. 371; Wyss E., The myth of Apollo and Marsyas in the art of the Italian renaissance: an inquiry into the meaning of images, Associated university presses, Londra 1996, pp. 22-23

Annotazioni redazionali: ritrovato nel 1824 sulla via Aurelia nella zona di Porta San Pancrazio, il sarcofago, di forma ovale, presenta tre diverse scene del mito di Marsia: Minerva con l’aulòs sul lato corto sinistro, la contesa musicale sul fronte principale, e la punizione del sileno sul lato destro. Si tratta di uno schema compositivo piuttosto comune nei sarcofagi raffiguranti questo mito, in cui viene dato ampio spazio alla scena della contesa musicale tra Marsia e Apollo, posta di solito al centro della lastra. La prima scena costituisce il preludio della vicenda: la dea, vista di tre quarti, tiene in mano l’aulòs; ai suoi piedi una personificazione fluviale ci permette di interpretare la scena come il momento in cui Minerva, suonando lo strumento da lei stessa inventato e vedendo il suo riflesso in uno specchio d’acqua si rende conto della deformazione del suo volto e getta via l’aulòs. L’uomo al fianco della dea guarda verso la scena principale del sarcofago, come se volesse indicarci il senso di lettura dello stesso.

Sul fronte principale del sarcofago troviamo la scena della contesa musicale tra Apollo e Marsia; la composizione segue lo schema più diffuso delineato dal Robert per questa scena: i due contendenti sono raffigurati al centro della scena, circondati da un gruppo cospicuo di altre figure. Partendo da sinistra troviamo la Musa della Tragedia Melpomene, riconoscibile dalla maschera, la dea Cibele seduta in trono e accompagnata dal suo amato Attis, Dioniso e Minerva; procedendo, oltre il gruppo centrale di Marsia e Apollo, riconosciamo Artemide, la musa Euterpe, una dea seduta in posizione speculare rispetto a Cibele, forse Giunone, e Mercurio. Sullo sfondo, scolpite quasi a bassorilievo, una serie di figure, forse le Muse.

Il ciclo del sarcofago si conclude con la scena della punizione di Marsia, scolpito quasi a tutto tondo sul lato corto a destra, secondo l’iconografia tradizionale del Marsia appeso; data la posizione rilasciata delle mani e del corpo, direi che il modello di riferimento sia in questo caso quello del cosiddetto Marsia bianco, o simmetrico, rappresentato dall’esemplare del Louvre (Cfr. scheda opera 16). A completare il quadro lo Scita, nella classica posizione dell’Arrotino, che affila il coltello mentre un altro schiavo lega il prigioniero all’albero. Diversamente dalla statua degli Uffizi (Cfr. scheda opera 12), qui lo Scita è completamente vestito. Interessante la figura con il berretto frigio ai piedi di Marsia: si tratta chiaramente di una personificazione fluviale e il particolare del berretto potrebbe servire ad identificarlo con il Meandro o con il fiume che prenderà il nome di Marsia, nato a seconda delle tradizioni dal suo sangue (Marsfc23) o dalle sue lacrime (Marsfc14). Da segnalare che la McCann (1978) a proposito di questa figura avanza un’identificazione con Olimpo, discepolo di Marsia; tuttavia, è difficile concordare con la studiosa dal momento che solitamente lo si trova nella scena che precede il supplizio, mentre implora Apollo di graziare il suo maestro. Inoltre, da un punto di vista puramente compositivo, questa figura fa da pendant alla personificazione fluviale della scena con Atena.

Chiara Mataloni