
Titolo dell’opera: storia di Marsia
Autore:
Datazione: 160 d.C. ca.
Collocazione: Roma, Musei Capitolini, Palazzo dei Conservatori
Committenza:
Tipologia: scultura
Tecnica: sarcofago in marmo lunense scolpito in rilievo (46 x 190 x 60 cm)
Soggetto principale: da sinistra: contesa tra Apollo e Marsia con Minerva e le Muse; Marsia sconfitto; Marsia portato di fronte a Minerva; Marsia appeso
Soggetto secondario: sui lati del sarcofago: Marsia e il ritrovamento dell’aulòs; Marsia e Minerva
Personaggi: Marsia, Apollo, Minerva, Muse, Scita
Attributi: flauto, barba (Marsia); lira (Apollo); elmo, lancia (Minerva); berretto frigio, coltello (Scita)
Contesto:
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini: http://www.uvm.edu/~classics/slides/c004.jpeg
Bibliografia: Carettoni G., Di un nuovo sarcofago con il mito di Apollo e Marsia, in “Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma e Bullettino del Museo dell’Impero Romano”, 65, 1937, pp. 61-71; Bartoli A., Apollo e Marsia sul Palatino, in “Bollettino d’Arte”, XXXVIII, 1953, pp. 1-8; Weis A., The hanging Marsyas : the origin and history, University Microfilm International, Ann Arbor 1981, n. 186; Canciani F., ad vocem “Minerva”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco 1984, vol. II/1, p. 1104, n. 419; Rawson P.B., The myth of Marsyas in the roman visual arts : an iconographic study, B.A.R., Oxford 1987, pp. 75, 174-175; Weis A., ad vocem “Marsyas I”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco, 1992, vol. VI, 1, p. 371; Wyss E., The myth of Apollo and Marsyas in the art of the Italian renaissance: an inquiry into the meaning of images, Associated university presses, Londra 1996, pp. 22-23
Annotazioni redazionali: questo sarcofago basso e di forma allungata, scoperto nel 1935 in via della Garbatella, conserva integralmente un ciclo completo e al tempo stesso molto particolare rispetto agli altri conosciuti del mito di Marsia. Sui tre lati decorati troviamo raffigurati ben sei momenti della vicenda. La narrazione sembrerebbe partire dal lato corto destro, dove troviamo la scena poco diffusa del ritrovamento dell’aulòs da parte di Marsia: il sileno è colto mentre sta per raccogliere lo strumento da quello che sembrerebbe un lago o un corso d’acqua, reso attraverso delle linee oblique stilizzate; sullo sfondo a destra una donna osserva la scena; questa è stata identificata dalla critica tanto come una ninfa delle acque (Carettoni, 1937, pp. 61-62; Rawson, 1973, p. 174), tanto come Minerva (Weis, 1981, n. 186), sebbene la posa semisdraiata e il particolare dell’anfora da cui sgorga dell’acqua farebbe propendere più verso la prima ipotesi. La scena qui rappresentata è molto rara; generalmente, infatti, o troviamo, sulla scorta dell’illustre prototipo mironiano (Cfr. scheda opera 01 e scheda opera 17), il momento del rifiuto dell’aulòs da parte di Atena/Minerva, oppure il momento appena precedente, in cui la dea suona nei pressi di una sorgente d’acqua spiata da Marsia – motivo questo, tra l’altro, molto diffuso negli altri sarcofagi raffiguranti il mito (Cfr. scheda opera 20).
La narrazione continua poi con la scena raffigurata sul lato corto sinistro del sarcofago; questo episodio è difficilmente identificabile e non collocabile con certezza nella narrazione generale. Marsia, con in mano due flauti, si trova a fronteggiare Minerva che, seduta in trono, tende la sua mano destra verso di lui, quasi fino a toccarlo. Bartoli, preceduto da Carettoni (1937), ritiene che si tratti di un’appendice della scena precedente, in cui Atena rimprovera Marsia per averle disubbidito, cercando di convincerlo a non andare oltre nella sua impresa temeraria – proibizione che, come sappiamo, resterà inascoltata e anzi porterà il satiro dritto alla rovina. Al contrario, Anne Weis (1981) pone questo episodio alla fine della narrazione, completamente slegato dal resto, e sottolinea solo come – da un punto di vista compositivo – corrisponda alla penultima scena della lastra frontale. La problematica è esposta con maggior senso critico da Piers Rawson (1987), che comunque non giunge ad una conclusione certa: egli afferma che se le due scene sono collegate da un punto di vista narrativo, allora quella con Marsia che raccoglie l’aulòs deve essere considerata come precedente a questa, anche se non abbiamo delle fonti letterarie che ci parlino di un incontro tra Marsia e Minerva posteriore al ritrovamento del flauto e precedente la contesa musicale. Rawson ipotizza anche che questa seconda scena possa funzionare come punto d’inizio alternativo e complementare alla narrazione.
Infine, nel pannello centrale troviamo un fregio a narrazione continua in cui, grazie alla moltiplicazione della figura di Marsia, possiamo distinguere quattro diversi episodi. La prima scena da sinistra è quella della contesa musicale, con Apollo seduto che ascolta il suo avversario mentre suona l’aulòs, accompagnando il tutto con dei passi di danza. Ai lati dei due protagonisti due figure femminili in piedi, una Musa che tiene in mano un rotolo alle spalle del dio, Minerva con elmo e lancia a fronteggiare Marsia. Mentre di solito negli altri sarcofagi noti con il mito di Marsia la scena della contesa è raffigurata al centro (Cfr. scheda opera 20 e scheda opera 22), in questo caso è spostata sulla sinistra per far spazio all’episodio, meno raffigurato, della condanna di Marsia. Inoltre di solito i due contendenti sono circondati da una serie di divinità, disposte ai loro lati, mentre in questo caso viene data un’importanza particolare al ruolo di Minerva e della Musa; d’altra parte la loro presenza in qualità di giudici della contesa ha tutta una serie di precedenti sia a livello iconografico (per Atena/Minerva si rimanda alla scheda opera 04 e alla scheda opera 05; per le Muse alla scheda opera 02, scheda opera 06 e scheda opera 20), che a livello letterario (Marsfc23; Marsfc29). Infine una serie di osservazioni sulla figura di Apollo: nella scena della contesa viene di solito rappresentato in piedi mentre suona la cetra; qui invece è seduto con un braccio appoggiato dietro la testa e la sua posa ricorda quella presente in alcune gemme e rilievi, in cui il dio assiste alla punizione di Marsia appeso messa in atto dallo Scita. Altro particolare da sottolineare, quello messo in luce da Rawson, che ritiene – correttamente – che Apollo tenga la cetra capovolta; la questione è molto interessante, dal momento che le uniche due fonti classiche che parlano di questo escamotage utilizzato dal dio per avere la meglio su Marsia sono i due mitografi Apollodoro (Marsfc22) e Igino (Marsfc23), i primi, tra l’altro, a fornirci un racconto completo delle disavventure del satiro. Alle spalle di Minerva, al confine tra la terza e la quarta scena, una figura femminile drappeggiata e seduta in una posizione speculare rispetto all’Apollo citaredo: si tratta di una Musa e la sua presenza è giustificata tanto nella scena della contesa (Bartoli, 1953), verso cui è rivolto il suo corpo, tanto in quella successiva, con un Marsia non più presuntuoso ma abbattuto perché cosciente di aver perso. Proseguendo, Marsia, le mani legate dietro la schiena, viene spinto da uno Scita in abiti orientali davanti a Minerva, seduta in trono, in una composizione che ricorda molto, anche per il particolare del tendaggio, quella del lato breve del sarcofago a destra. A livello letterario non troviamo alcun riscontro rispetto a questa scena, giustificabile solo se si pensa che Marsia, raccogliendo l’aulòs di Atena, abbia in qualche modo mancato di rispetto alla dea stessa, che trova quindi il modo di vendicarsi “sfruttando” l’offesa subita da Apollo. Infine troviamo il supplizio di Marsia, appeso a un albero, con il suo aguzzino, lo Scita, inginocchiato ai suoi piedi intento ad affilare la lama con cui lo scuoierà vivo. L’iconografia di questa scena si rifà alla famosa tipologia del Marsia appeso con lo Scita Arrotino (Cfr. scheda opera 12 e scheda opera 15).
Gianfilippo Carettoni giustifica le particolarità iconografiche presenti in questo sarcofago, ipotizzando l’esistenza di un dramma satiresco euripideo avente per soggetto Marsia: sarebbero così spiegate la scena del tribunale di Atena e il grande spazio dato alla stessa. Il fregio che corre alla base del coperchio presenta una serie di motivi, come il grifone, il tripode elfico o la lira, che alludono ad Apollo e si collegano dunque con il mito raffigurato.
Chiara Mataloni