17: Apollo e Marsia

Titolo dell’opera: Torso Lancellotti e Marsia Laterano

Autore:

Datazione: 134 d.C. ca.

Collocazione: Città del Vaticano, Museo Gregoriano Profano (ex Lateranense)

Committenza:

Tipologia: statua in marmo pentelico (h. 1, 56 m)

Tecnica: tuttotondo

Soggetto principale:

Soggetto secondario:

Personaggi: Marsia

Attributi:

Contesto:

Precedenti: Mirone di Eleutére, Atena e Marsia, gruppo statuario perduto, testimoniato da alcune fonti classiche

Derivazioni:

Immagini: http://www.goddess-athena.org/Museum/Sculptures/Group/Athena_Marsyas_Myron_detail2_f.htm

Bibliografia: Dèonna W., Les prototypes du groupe d’Athena et de Marsyas par Myron, in “Revue archeologique », XXIV, 1926, pp. 188 e sgg.; Carpenter R., The Marsyas of the Lateran, in “Memoirs of the American Academy in Rome”, 18, 1941, pp. 5-18; Boardman J., Some Attic fragments: plot, plaque and dithyramb, in “The Journal of Hellenic Studies”, 76, 1956, pp. 18-25; Weis A., The “Marsyas” of Myron: old problems and new evidence, in “American Journal of Archaeology”, 83, 1979, 2, pp. 214-219; Daltrop G., Il gruppo mironiano di Atena e Marsia nei Musei Vaticani, Monumenti musei e gallerie pontificie, Roma 1980; Weis A., The hanging Marsyas : the origin and history, University Microfilm International, Ann Arbor 1981, n. 301; Canciani F., ad vocem “Minerva”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco 1984, vol. II/1, p. 1105; Rawson P.B., The myth of Marsyas in the roman visual arts : an iconographic study, B.A.R., Oxford 1987, p. 189; Weis A., ad vocem “Marsyas I”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco, 1992, vol. VI, 1, pp. 366-378; Van Keer E., The myth of Marsyas in acient greek art: musical and mythological iconography, in “Music in Art”, XXIX, 1-2, 2004, pp. 21-37

Annotazioni redazionali: pare che la prima rappresentazione artistica del mito di Marsia fosse costituita da un’opera piuttosto problematica, oggi perduta, attribuita allo scultore Mirone di Eleutère, di cui ci parlano alcune fonti antiche. Il primo è Plinio il Vecchio che nella Naturalis Historia compila un elenco delle opere attribuite all’artista, tra cui un “Satiro in ammirazione davanti al flauto e Minerva” (Marsfc18); l’altro è Pausania, che documenta l’esistenza sull’acropoli di Atene di un gruppo statuario con “Atena che batte Marsia poiché aveva raccolto il flauto, mentre la dea voleva che fosse gettato via” (Marsfc34). Le informazioni fornite dai due autori furono messe insieme per la prima volta nel 1830 da Karl Otfried Müller, e subito si iniziarono a cercare tracce dell’esistenza di questo gruppo statuario della metà del V secolo raffigurante Atena e Marsia. Sulla base delle innumerevoli copie rinvenute, la critica si è poi cimentata nella ricostruzione del gruppo mironiano, grazie anche alla grande diffusione che questa iconografia ebbe nelle arti minori, in particolare sulla pittura vascolare di V sec. a.C. (Cfr. scheda opera 01) e su alcune monete romane: Atena sulla sinistra, riconoscibile dall’elmo e dalla lancia, ha appena gettato in terra, sprezzante, l’aulòs; è contrapposta a Marsia, sulla destra, che alza il braccio destro quasi con un gesto di stupore, lo sguardo rapito dallo strumento che di lì a poco farà suo. Da registrare l’analogia tra la ricostruzione mironiana e l’argomento del frammento del ditirambo Marsyas di Melanippide di Melo, così come ci viene riportato da Ateneo (Marsfc33), che porta John Boardman (1956) e Ellen Van Keer (2004) ad ipotizzare che il gruppo mironiano fu eseguito proprio in onore del suddetto ditirambo.

La più importante fra le copie dell’illustre prototipo greco è indubbiamente il cosiddetto Marsia Laterano, rinvenuto nella zona dell’Esquilino nell’aprile del 1823, in quella che doveva essere un’antica bottega di scultori. Marsia è rappresentato con il volto inclinato verso il basso, come se stesse guardando in terra; è fortemente sbilanciato all’indietro, con tutto il peso poggiato sulla gamba sinistra e, nonostante l’assenza degli arti superiori, è facilmente intuibile da quel che resta che il braccio destro doveva essere alzato sopra la testa. Il Marsia Laterano fu acquistato nel 1824 dal Cardinal Camerlengo per i Musei Vaticani e dal 1852 è esposto nel Museo Gregoriano Profano insieme al cosiddetto Torso Lancellotti, raffigurante un’Atena a completamento ideale del gruppo “mironiano”. L’esemplare meglio conservato a noi noto, copia dell’Atena Mironiana, è in realtà l’Athena Liebighaus di Francoforte (http://utenti.romascuola.net/bramarte/greci/img/scu3.jpg); tuttavia il Torso Lancellotti, nonostante le lacune, è quello più vicino stilisticamente al Marsia Laterano; inoltre, essendo stato rinvenuto nell’area dell’ex villa Peretti sull’Esquilino, la critica non esclude l’ipotesi che i due pezzi in origine fossero parte dello stesso gruppo. Già all’inizio del Novecento, però, ci fu chi come B. Sauer sosteneva l’impossibilità di riferire i passi di Plinio e Pausania alla stessa opera, l’ipotetico gruppo mironiano: se infatti l’atteggiamento del satiro descritto da Plinio poteva adattarsi, ad esempio, al Marsia Laterano, non poteva dirsi lo stesso nel caso del passo di Pausania. L’ipotesi di Sauer, poi ripresa e ampliata da Anne Weis (1979), era che esistessero due diversi gruppi statuari molto simili, ma che in realtà si riferivano a due momenti diversi del mito: Atena che getta via l’aulòs sotto lo sguardo attento di Marsia e la stessa dea che è pronta a colpire il satiro, reo di aver raccolto lo strumento da lei maledetto. Nel gruppo, l’iconografia che ebbe più successo e diffusione, anche perché maggiormente riconoscibile, è senza dubbio quella di Marsia, che ritroviamo anche in contesti diversi (Cfr. scheda opera 01, scheda opera 04, scheda opera 09 e scheda opera 11).

Chiara Mataloni