Titolo dell’opera: Marsia
Autore:
Datazione: I sec. d.C.
Collocazione: Roma, Musei Capitolini, Palazzo dei Conservatori, Sala degli Horti di Mecenate, VI
Committenza:
Tipologia: scultura in marmo pavonazzetto (h. con la base 266 cm)
Tecnica: tuttotondo
Soggetto principale: Marsia appeso
Soggetto secondario:
Personaggi: Marsia
Attributi:
Contesto:
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Amelung W., Führer durch die Antiken in Florenz, Bruckmann, Monaco 1897; Borbein A.H., Die Statue des hängenden Marsyas, Marburger Winckelmann-Programm, 1973, pp. 37-52; Weis A., The hanging Marsyas : the origin and history, University Microfilm International, Ann Arbor 1981, n. 222; Rawson P.B., The myth of Marsyas in the roman visual arts : an iconographic study, B.A.R., Oxford 1987, pp. 53-66; Weis A., ad vocem “Marsyas I”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco, 1992, vol. VI, 1, pp. 366-378; Musei Capitolini: guida breve, Electa, Milano 2001
Annotazioni redazionali: ad oggi, conosciamo circa sessanta statue romane, di differente dimensione e qualità, raffiguranti Marsia appeso a un albero in attesa di subire un supplizio; si tratta evidentemente di copie e repliche di un modello più antico, probabilmente di età ellenistica. Dato l’elevato numero di copie esistenti, possiamo immaginare la grande diffusione e notorietà del soggetto; ciononostante, non abbiamo alcuna informazione circa l’esistenza di uno o più prototipi o di una loro approssimativa datazione, dal momento che le fonti classiche tacciono sull’argomento. La critica è ancora molto divisa. Il primo ad occuparsene fu Walther Amelung, che nel 1897, sulla base dei due diversi esemplari conservati agli Uffizi di Firenze, divise le repliche conosciute in due grandi gruppi in base al colore del marmo utilizzato, bianco e rosso (pavonazzetto di Frigia). Egli notò che la tipologia del Marsia bianco (Cfr. scheda opera 16) aveva forme più semplici e classiche, mentre il Marsia rosso appariva più realistico e sotto alcuni punti di vista barocco. Basandosi sul principio per cui le forme più complesse derivano da quelle semplici, affermò che il Marsia bianco era precedente a quello rosso, e in particolare datò il prototipo della prima tipologia alla prima metà del III sec. a.C., l’altro alla seconda metà del III sec. a.C., in età pergamena. Questa ipotesi fu completamente stravolta nel 1973 da Adolf Borbein, che invertì i termini della precedente datazione. Lo studioso infatti, convinto del principio opposto rispetto a quello promosso dall’Amelung, per cui la tipologia meno complessa e più classicista non sarebbe altro che una semplificazione di quella “baroccheggiante”, datò il Marsia rosso tra il 230 e il 165 a.C., in piena età pergamena, e viceversa quello bianco alla seconda metà del II sec. a.C.. Dopo di lui, Anne Weis (1981) propose innanzitutto di modificare la definizione delle due tipologie: non più Marsia bianco e Marsia rosso, ma tipologia simmetrica e tipologia asimmetrica: a suo parere, infatti, gli esemplari in marmo rosso sono troppo meno numerosi di quelli in marmo bianco – probabilmente perché il pavonazzetto era un marmo più costoso e quindi meno diffuso – per formare un gruppo autonomo. La studiosa introdusse poi nella sua ricerca un nuovo termine di confronto utile per una diversa datazione: le raffigurazioni della punizione di Marsia presenti nell’arte minore, in particolare nella pittura vascolare italiota. Arrivò quindi a datare il Marsia rosso nel primo quarto del II sec. a.C. e a collocarlo in ambiente romano, e a spostare il Marsia bianco alla fine del I sec. d.C., non credendo più, dunque, all’esistenza di due prototipi ellenistici, ma a un originale ellenistico e una rivisitazione successiva, del primo periodo dell’Impero. In conclusione, nonostante il grande interessamento della critica, a oggi non siamo ancora in grado di fornire una datazione certa per i due prototipi, e l’ipotesi più plausibile resta ancora quella dell’età pergamena, III-II sec. a.C.. La critica concorda sul fatto che in origine la statua del Marsia appeso facesse parte di un gruppo più complesso, che comprendeva anche la figura dello Scita nell’atto di affilare la lama con cui avrebbe poi scuoiato vivo il sileno, il cosiddetto Arrotino (Cfr. scheda opera 12), e probabilmente Apollo vincitore che assiste alla disfatta del nemico. Per quanto riguarda il gruppo Marsia-Scita, basti ricordare – come prova della loro coesistenza – la diffusione di questo soggetto nell’arte scultorea e in particolare nei sarcofagi romani (Cfr. scheda opera 18, scheda opera 20, scheda opera 21 – in cui è presente anche Apollo – e scheda opera 22), che trassero chiaramente ispirazione da un modello illustre dell’arte maggiore, come appunto l’ipotetico gruppo pergameno.
Il Marsia dei Conservatori fu ritrovato nell’1876 nei pressi degli Horti di Mecenate, in particolare nella zona dell’Odeion, anche se non si è sicuri che in origine facesse parte della decorazione di questo edificio (Weis, 1992, p. 194). Al momento della scoperta fece molto scalpore, dal momento che si trattava del primo esemplare in marmo rosso rinvenuto. Marsia è appeso ad un albero, legato per i polsi, incrociati al di sopra della testa; il suo corpo, busto e gambe, è sbilanciato verso destra, i muscoli sono in tensione, come se il satiro si stesse agitando nel tentativo – vano – di divincolarsi. Particolarmente evidente la smorfia di dolore e panico del viso, che contribuisce a creare un forte senso di asimmetria e movimento: la fronte è corrucciata e la bocca aperta come se stesse urlando per il dolore. Il tutto è reso ancora più drammatico dall’uso del pavonazzetto rosso-violaceo, che rende più realistica la scena, mostrando il corpo del povero Marsia come se fosse stato appena scuoiato, con la carne viva ancora completamente in vista. L’opera viene generalmente considerata come un capolavoro di “arte espressionistica” ed è stata lo spunto per molte crocefissioni. Per quanto riguarda la datazione, sulla base dell’analisi della resa della barba e della capigliatura, Anne Weis propone la prima età giulio-claudia. Per un confronto con la tipologia del Marsia bianco-simmetrico si rimanda alla scheda successiva .
Chiara Mataloni