14: Apollo e Marsia

Titolo dell’opera: Apollo Olimpo e Marsia (Sigillum Neronis)

Autore: Dioskurides (attr.)

Datazione: I sec. a.C.

Collocazione: Napoli, Museo Archeologico Nazionale, Collezione Farnese

Committenza:

Tipologia: gemma

Tecnica: intaglio in corniola (4 x 3,4 cm)

Soggetto principale: Olimpo implora Apollo

Soggetto secondario: Marsia legato a un albero

Personaggi: Apollo, Marsia, Olimpo

Attributi: lira (Apollo); aulòs, albero, barba (Marsia)

Contesto:

Precedenti:

Derivazioni: bottega italiana, Apollo e Marsia, bronzo patinato, seconda metà XV sec., Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte

Immagini:

Bibliografia: Chastel A., Arte e umanesimo a Firenze al tempo di Lorenzo il Magnifico: studi sul Rinascimento e sull'umanesimo platonico, Einaudi, Torino 1964 (ed. originale 1959), pp. 50-59; Weis A., The hanging Marsyas : the origin and history, University Microfilm International, Ann Arbor 1981, n. 108; Dacos N., Le role des plaquettes dans la diffusion des gemmes antiques: il cas de la collection Médicis, in Italian Plaquettes, a cura di Luchs A., Washington 1989, pp. 72-75; Gasparri C. (a cura di), Le gemme Farnese, Electa Napoli, Napoli 1994, pp. 61-69; Museo Nazionale di Capodimonte, La Collezione Farnese, tomo III, Le arti decorative, Electa Napoli, Napoli 1996, p. 216; Wyss E., The myth of Apollo and Marsyas in the art of the Italian renaissance: an inquiry into the meaning of images, Associated university presses, Londra 1996, pp. 22-23, 43-60; Caglioti F., Gasparotto D., Lorenzo Ghiberti, il ‘Sigillo di Nerone’ e le origini della placchetta ‘antiquaria’, in “Prospettiva”, 85, gennaio 1997, pp. 2-38; Bullard M.M., Rubinstein N., Lorenzo de' Medici's Acquisition of the Sigillo di Nerone, in “Journal of the Warburg and Courtauld Institutes”, 62, 1999, pp. 283-286; Ministero per i beni e le attività culturali, Soprintendenza Archeologica della Toscana, Sezione Didattica, La collezione glittica dei Medici e dei Lorena, pp. 1-28

Annotazioni redazionali: il mito di Apollo e Marsia trova ampio spazio anche nella glittica; generalmente nelle gemme si trova il motivo di Marsia appeso, reso celebre da un ipotetico gruppo scultoreo pergameno più volte copiato (Cfr. scheda opera 15), talvolta accompagnato da un Apollo citaredo trionfatore della contesa musicale. Un’eccezione sembrerebbe essere costituita dal cosiddetto Sigillo di Nerone, una preziosissima corniola che fece parte della collezione Medici e che oggi è conservata a Napoli. Sappiamo che fu acquistata intorno al 1428 da Giovanni de’ Medici e che poco dopo Lorenzo Ghiberti fu incaricato di realizzare una montatura d’oro, oggi perduta; dal passo dettagliato dei Commentari del Ghiberti sappiamo che fu lui a legare la corniola con il nome dell’imperatore romano, da cui la denominazione di Sigillum Neronis. Appartenne, tra gli altri, a Lorenzo de’ Medici, che vi fece incidere il suo ex gemmis LAU.R.MED., visibile ancora oggi. Sulla destra, Apollo in piedi in una posa statuaria, tiene in mano la sua cetra; ai suoi piedi in ginocchio Olimpo, discepolo prediletto di Marsia, implora il dio perché conceda la grazia al suo maestro. Sulla sinistra Marsia, pieno di sconforto, in attesa di essere punito per la sua presunzione. Il satiro non è raffigurato secondo l’iconografia più diffusa, appeso per le mani, ma è seduto e legato – le mani dietro la schiena – ad un albero. Anne Weis sottolinea come quest’iconografia fosse piuttosto rara in età imperiale, mentre ebbe una diffusione – seppur limitata – in alcuni vasi italioti di IV sec. a.C. (Cfr. scheda opera 07). Parte della critica ha messo in relazione la posa particolare assunta da Marsia nella gemma con quella del celeberrimo Torso del Belvedere, tradizionalmente interpretato come Eracle, ma per cui sono state proposte molte altre letture, tra cui una che vorrebbe fosse proprio Marsia con le mani legate dietro la schiena in attesa del supplizio. La prima a proporre questa lettura alternativa fu Gösta Säflund (The Belvedere Torso: An Interpretation, in “Opuscula Romana”, 9, 1976, pp. 63-83), che si basò principalmente sulla presenza nel busto classico di un foro, compatibile con un’ipotetica coda da satiro. Inoltre, la pelle su cui poggia il busto, tradizionalmente interpretata come pelle di leone, è secondo la studiosa più probabilmente la pelle di un leopardo frigio, particolare che avvalorerebbe ulteriormente l’ipotesi di un’identificazione con Marsia. Tornando al Sigillo, esso godette di un successo enorme durante il Rinascimento (Wyss, 1999) per i contenuti simbolici del mito raffigurato, utilizzato nella cerchia neoplatonica fiorentina come allusione alla liberazione dell’anima dai legami terreni (Marsia) e al trionfo della musica divina (Apollo). A tal proposito, André Chastel riporta un passo emblematico di una lettera di Pico della Mirandola del 1485 deducendo che “spogliarsi di Marsia significa sottrarre l’anima ai legami terreni, la vittoria di Apollo è la vittoria della musica divina” (Chastel, 1964).

Chiara Mataloni