Titolo dell’opera: Arrotino
Autore:
Datazione: I sec. a.C.
Collocazione: Firenze, Galleria degli Uffizi, Tribuna
Committenza:
Tipologia: scultura in marmo bianco (h. 105 cm)
Tecnica: tuttotondo
Soggetto principale: lo Scita affila il coltello
Soggetto secondario:
Personaggi: Scita
Attributi: coltello (Scita)
Contesto:
Precedenti:
Derivazioni:
Bibliografia: Johnson J.W.,The Scythian: His Rise and Fall, in “Journal of the History of Ideas”, 20, 2 (Aprile), 1959, pp. 250-257; Weis A., The hanging Marsyas : the origin and history, University Microfilm International, Ann Arbor 1981, n. 270; D’Andria F., Ritti, T., Hierapolis. Scavi e ricerche, 2. Le sculture del teatro. I rilievi con i cicli di Apollo e Artemide, Roma 1985, pp. 1-13, 49-70; Rawson P.B., The myth of Marsyas in the roman visual arts : an iconographic study, B.A.R., Oxford 1987, pp. 53-66;
Annotazioni redazionali: considerata a lungo come un’opera classica, la statua è in realtà una copia romana di I sec. a.C. di un’originale ellenistico. Stando alle varie ricostruzioni della critica, essa faceva parte di un gruppo scultoreo illustrante il supplizio di Marsia, comprendente il satiro appeso a un albero in attesa della tortura, lo schiavo Scita inginocchiato ai suoi piedi intento a limare il suo coltello e, probabilmente, Apollo, vincitore della contesa musicale, a godersi lo spettacolo (Per un’ipotetica ricostruzione di questo gruppo si rimanda alla scheda opera 15). Lo Scita è qui completamente nudo, ad eccezione di un mantello poggiato sulle spalle; nelle altre raffigurazioni antiche a noi note, come nel rilievo di Mantinea (Cfr. scheda opera 11), nel sarcofago del Palazzo dei Conservatori (Cfr. scheda opera 18) e in quello del Louvre (Cfr. scheda opera 22), è vestito con abiti orientali, e in particolare frigi, per cui è molto probabile che queste opere derivino da un prototipo diverso. Ritroviamo invece lo Scita nudo con un mantello sulle spalle nel sarcofago di Copenhagen (Cfr. scheda opera 20) e in uno dei rilievi del teatro di Hierapolis (Cfr. scheda opera 21). Data la sua collocazione privilegiata nella Tribuna degli Uffizi, la sala ottagonale commissionata da Francesco I de’ Medici nel 1535, in cui sono da sempre esposti i pezzi più importanti e famosi delle collezioni medicee, ritroviamo l’Arrotino nei numerosi dipinti settecenteschi che raffigurano questo spazio fondamentale per la storia del collezionismo.
Chiara Mataloni