
Titolo dell’opera: Marsia e Apollo
Autore: bottega di Prassitele (attr.)
Datazione: metà IV sec. a.C. 330 a.C. ca.
Collocazione: Atene, Museo Nazionale (proveniente da Mantinea)
Committenza:
Tipologia: pannello in marmo pentelico (135 x 96 cm)
Tecnica: bassorilievo
Soggetto principale: Marsia suona l’aulòs di fronte ad Apollo e allo Scita
Soggetto secondario:
Personaggi: Apollo, Marsia, Scita
Attributi: lira (Apollo); aulòs (Marsia); coltello, berretto frigio (Scita)
Contesto:
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/d/dd/Apollon_%26_Marsyas.jpg
Bibliografia: Waldstein C., The Mantineian Reliefs, in “American Journal of Archæology”, VII, 1-2, marzo-giugno 1891, pp. 1-18; Fougères G., Mantinée et l’Arcadie orientale, Parigi 1898, pp. 543-564; Richter G.M.A., The sculpture and sculptors of the Greeks, Yale University Press, London 1970, p. 204; Sande S., The myth of Marsyas: Pieces of a sculptural jigsaw, in “Metropolitan Museum Journal”, 16, 1981, pp. 55-73; Weis A., The hanging Marsyas : the origin and history, University Microfilm International, Ann Arbor 1981, n. 76; Rawson P.B., The myth of Marsyas in the roman visual arts : an iconographic study, B.A.R., Oxford 1987, pp. 196-197; Weis A., ad vocem “Marsyas I”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco, 1992, vol. VI, 1, pp. 370-371; Wyss E., The myth of Apollo and Marsyas in the art of the Italian renaissance: an inquiry into the meaning of images, Associated university presses, Londra 1996, pp. 19-20
Annotazioni redazionali: si tratta di una delle tre lastre marmoree in marmo pentelico, della cosiddetta base di Mantinea, tradizionalmente attribuita alla cerchia di Prassitele. Le tre lastre furono rinvenute nel 1887 da Gustave Fougères, riutilizzate nel pavimento di una chiesa bizantina di Mantinea. Su ciascun rilievo sono rappresentate tre figure, delle Muse su due dei tre pannelli, Apollo, Marsia e lo Scita nel nostro caso. Da sinistra, troviamo Apollo seduto, con la sua cetra poggiata sulle gambe, completamente intento ad ascoltare il rivale, Marsia, raffigurato all’esatto opposto, in piedi, mentre suona il suo aulòs; la posa scomposta del satiro, completamente nudo, ricorda lontanamente – nella posizione delle gambe – quella del Marsia mironiano, ma sopratutto suggerisce l’idea che il contendente si sia lasciato prendere dalla sua stessa musica e abbia dunque iniziato a ballare. Al centro della scena, un personaggio ad anticipare e alludere allo scorticamento di Marsia, momento generalmente assente nell’arte di V secolo a.C.: si tratta dello Scita, colui che secondo alcune versioni del mito mise in pratica la terribile punizione voluta da Apollo. Indossa un berretto frigio e dei pantaloni orientali, e tiene in mano un coltello, suo attributo identificativo e strumento di tortura. Nel suo studio del 1981, Siri Sande sottolinea come il fatto che gli schiavi Sciiti fossero effettivamente utilizzati nell’Atene di V secolo per azioni punitive, abbia portato gli artisti ad inserirli spesso nelle scene con delle esecuzioni, come nel caso del mito di Marsia (Sande, 1981, p. 55). Subito dopo la loro scoperta, le tre lastre furono messe in relazione con un passo di Pausania, in cui l’autore parla di Mantinea, di tre statue opera di Prassitele, raffiguranti Apollo, Leto e Artemide, e delle “loro basi [in cui] sono rappresentati le Muse e Marsia che suona il flauto” (Marsfc34). In realtà, l’identificazione di queste lastre con la base di cui parla Pausania è tutt’altro che univoca, sia per la vaghezza della descrizione letteraria da cui sono stati omessi lo stesso Apollo e lo Sciita, sia per una questione di misure: ipotizzando che la lastra con Apollo e Marsia costituisse il fronte e le altre due lastre i fianchi, la base così ottenuta risulterebbe troppo piccola per le tre statue di cui parla l’autore.
Chiara Mataloni