Titolo dell’opera: Marsia sfida Apollo
Autore: pittore di Brooklin-Budapest (attr. Trendall)
Datazione: 380-360 a.C.
Collocazione: Parigi, Louvre
Committenza:
Tipologia: vaso lucano (cratere a volute; h. 60 cm)
Tecnica: pittura a figure rosse
Soggetto principale: Marsia si reca da Apollo per lanciargli la sfida
Soggetto secondario:
Personaggi: Apollo, Marsia, satiro, menadi
Attributi: lira, corona d’alloro (Apollo); coda, pelle d’animale, coltello (Marsia); coda (satiro); tirso (menadi)
Contesto: scena all’aperto
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini: http://www.photo.rmn.fr/LowRes2/TR1/2K67MF/93-000686.jpg
Bibliografia: Weis A., The hanging Marsyas : the origin and history, University Microfilm International, Ann Arbor 1981, n. 57; Small J.P., Cacus and Marsyas in Etrusco-Roman legend, Princeton, 1982, pp. 60-61; Trendall A.D., Red-Figured Vases of Lucania, Campania and Sicily. Third Supplement, Institute of classical studies, London 1983, p. 114, n. 594; Rawson P.B., The myth of Marsyas in the roman visual arts: an iconographic study, B.A.R., Oxford 1987, p. 202, A43
Annotazioni redazionali: in questo vaso lucano troviamo la rappresentazione di un momento particolare e poco diffuso del mito di Marsia, quello in cui il satiro si reca da Apollo per lanciargli la sfida. Al centro della scena Apollo, all’ombra di un lauro, suona la sua cetra. Ad ascoltarlo Marsia, in piedi di fronte a lui, con una bisaccia che gli pende dal fianco e un coltello in mano. Tutt’intorno si dispongono altre figure: alle spalle del dio due menadi riconoscibili dal tirso, in basso un satiro rannicchiato con la testa fra le mani, in una posizione che potremmo definire “malinconica”. Che si tratti del preludio alla contesa musicale emerge dall’analisi di alcuni particolari, come ad esempio l’atteggiamento di Marsia, che – per nulla intimorito dal dio – ostenta tutta la sua sicurezza e spavalderia che lo porteranno alla rovina; tra l’altro, la bisaccia in pelle animale che gli pende dal fianco è la custodia dell’aulòs che, evidentemente, non è ancora stato utilizzato. Altro particolare interessante è il coltello: come mai il satiro tiene tranquillamente in mano quello che sarà il suo futuro strumento di tortura e che tradizionalmente è l’attributo del suo aguzzino? Jocelyn Penny Small (1982, p. 62) ipotizza che dietro a questa iconografia si celi una particolare versione del mito, che circolava in Lucania, secondo la quale la pena dello scorticamento era stata decisa da entrambi i concorrenti prima ancora di scontrarsi; d’altra parte, questo particolare si ritrova anche nelle fonti letterarie, in particolare nella Biblioteca dello Pseudo-Apollodoro (Marsfc22), per cui l’ipotesi è quanto meno da prendere in considerazione. Quel che è certo è che il particolare del coltello, così come quello del satiro malinconico, sono una sorta di segnali premonitori rispetto alla triste sorte di Marsia (Weis, 1981). Da notare che la posa del satiro è la stessa assunta da Marsia al momento della sconfitta che troviamo in altri vasi (Cfr. scheda opera 06). Dell’avviso opposto è Piers Rawson (1987), per il quale l’atteggiamento sconsolato del satiro è giustificabile solo a contesa già avvenuta.
Chiara Mataloni