04: Apollo e Marsia

Titolo dell’opera:

Autore: pittore di Cadmo (attr. Beazley)

Datazione: 420 a.C. ca.

Collocazione: Ruvo di Puglia, Museo Nazionale Jatta

Committenza:

Tipologia: vaso attico (cratere a volute, h. 59,8 cm)

Tecnica: pittura a figure rosse

Soggetto principale: collo del vaso: Marsia, seduto, suona il flauto di fronte ad Apollo; corpo del vaso: Marsia suona la lira seduto di fronte ad una serie di divinità tra cui Atena e Apollo

Soggetto secondario: collo del vaso: sono presenti un satiro, Artemide ed Hermes

Personaggi: sul collo: Marsia, Apollo, satiro, Artemide, Hermes; sul corpo: Marsia, Atena, Apollo, Artemide

Attributi: aulòs, coda equina, barba, orecchie a punta (Marsia); alloro, corona d’alloro (Apollo); elmo, lancia (Atena); coda equina, barba, orecchie a punta (satiro); torcia, lancia (Artemide); petaso, caduceo (Hermes)

Contesto:

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Boardman J., Some Attic fragments: plot, plaque and dithyramb, in “The Journal of Hellenic Studies”, 76, 1956, pp. 18-25; Beazley J.D., Attic red-figure vase-painters, Clarendon Press, Oxford 1963, vol. II, p. 1184, n. 1; Weis A., The hanging Marsyas : the origin and history, University Microfilm International, Ann Arbor 1981, n. 7; Rawson P.B., The myth of Marsyas in the roman visual arts: an iconographic study, B.A.R., Oxford 1987, pp. 216-217; Weis A., ad vocem “Marsyas I”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco, 1992, vol. VI, 1, p. 373; Van Keer E., The myth of Marsyas in acient greek art: musical and mythological iconography, in “Music in Art”, XXIX, 1-2, 2004, pp. 21-37

Annotazioni redazionali: questo cratere attico attribuito al pittore di Cadmo presenta un’iconografia del mito di Apollo e Marsia piuttosto particolare. Troviamo infatti rappresentato per ben due volte il momento della contesa musicale, sul corpo e sul corpo del vaso. In entrambe le scene a suonare è Marsia, ma mentre sul collo del vaso suona il tradizionale aulòs, nella scena in basso è rappresentato alle prese con la cetra di Apollo. La scena in miniatura sul collo del vaso è quella che presenta meno problemi: Marsia, seduto sulla sinistra, suona l’aulòs di fronte ad un attento Apollo, collocato nel centro esatto della composizione; alle spalle del sileno compare Artemide con una torcia in mano, mentre all’esatto opposto troviamo Hermes, il messaggero divino, con caduceo, petaso e sandali alati. Immediatamente alle spalle di Apollo, un altro satiro, quasi una fotocopia di Marsia, la cui posa tra l’altro ricorda quella della statua attribuita a Mirone e così tante volte replicata (Cfr. scheda opera 01); non è chiaro il motivo di tale inserimento assolutamente superfluo rispetto alla scena rappresentata, forse spiegabile come una semplice citazione da parte dell’autore di un gruppo scultoreo di tale fama. La scena principale è popolata di numerose figure: al centro una composizione che ritroviamo anche in altre opere (Cfr. scheda opera 05), con Marsia che suona di fronte ad Atena e Apollo; la particolarità, lo abbiamo già detto, sta nel fatto che al sileno è stato attribuito lo strumento del suo sfidante, la cetra. Tra le altre figure riconosciamo Artemide, immediatamente alle spalle di Apollo, e in alto a destra Hermes e Nike; alle spalle di Marsia una serie di personaggi, tra cui una menade, due satiri e due donne. La Weis (1981), sulla base della critica precedente, sostiene che la palma posta alle spalle di Marsia e il tripode collocato al centro della scena indicano che la scena si svolge presso il santuario di Apollo a Delfi, e ancora che il particolare del tripode potrebbe far riferimento all’origine ditirambica del tema trattato. A proposito di questa particolare iconografia, Ellen Van Keer (2004, p. 27) sottolinea come nella scena in alto la musica del flauto provochi la danza sfrenata del satiro alle spalle di Apollo, mentre in basso ad ascoltare la melodia della cetra troviamo Atena e Apollo, decisamente calmi e compassati, quasi a sottolineare la classica opposizione tra il flauto, strumento legato al mondo dionisiaco, e la cetra apollinea. Precedentemente, John Boardman (1956, pp. 18-20) aveva tentato una spiegazione diversa di questa anomalia iconografica: dopo aver sottolineato come nell’arte greca, e in particolare attica, di V sec. a.C. non troviamo rappresentazioni dello scorticamento di Marsia, ma solo della prima parte del mito e in particolare della contesa musicale, in cui poteva accadere che il sileno fosse raffigurato con lo strumento apollineo, il critico ipotizzava la diffusione di una versione alternativa del mito, da far risalire al ditirambo perduto di Melanippide, in cui Marsia, sconfitto da Apollo, non veniva punito, ma si convertiva spontaneamente al suono della lira. Boardman spiega il tutto alla luce del ruolo avuto da Melanippide all’interno della rivoluzione musicale greca di V secolo e con la conseguente necessità di promuovere la lira rispetto all’aulòs: in questo senso, il Marsia convertito che suona la lira rappresenterebbe un perfetto compromesso tra le vecchie e le nuove correnti musicali.

Chiara Mataloni