Titolo dell’opera: Atena e Marsia
Autore: Pothos painter (attr. Sichtermann, 1966)
Datazione: fine del V sec. a.C.
Collocazione: Ruvo di Puglia, Museo Nazionale Jatta
Committenza:
Tipologia: vaso attico (cratere a campana; h. 30,5 cm)
Tecnica: pittura a figure rosse
Soggetto principale: Atena alza una mano contro Marsia che tenta di fuggire
Soggetto secondario: Apollo assiste alla scena
Personaggi: Atena, Apollo, Marsia
Attributi: elmo, lancia (Atena); alloro (Apollo); barba, coda equina (Marsia)
Contesto:
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Weis A., The “Marsyas” of Myron: old problems and new evidence, in “American Journal of Archaeology”, 83, 1979, 2, pp. 216-218; Weis A., The hanging Marsyas : the origin and history, University Microfilm International, Ann Arbor 1981, pp. 57-65, n. 306; Weis A., ad vocem “Marsyas I”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco, 1992, vol. VI, 1, pp. 370, 376;
Annotazioni redazionali: al centro del vaso troviamo Atena, di profilo, la lancia nella mano sinistra, la destra alzata verso Marsia, completamente nudo, riconoscibile dalla barba e dalla coda equina; il sileno cerca di tener lontana da sé la dea e accenna una fuga verso destra. Dalla parte opposta, Apollo seduto e incoronato d’alloro, assiste alla scena. Stando all’analisi della critica, l’iconografia qui proposta non è riferibile al celebre gruppo statuario attribuito a Mirone di Eleutére, documentato da varie copie e repliche sia nella pittura vascolare (Cfr. scheda opera 01) che nell’arte romana (Cfr. scheda opera 17), ma sembra ricalcare quella di un altro gruppo, collocato sull’Acropoli di Atene, descritto da Pausania come “Atena che batte Marsia poiché aveva raccolto il flauto, mentre la dea voleva che fosse gettato via” (Marsfc34). Per un’analisi dettagliata del vaso in confronto con l’oenochoe di Berlino si rimanda alla scheda opera 01; aggiungiamo qui che la posizione di Marsia nel cratere di Ruvo viene associata dalla critica a quella del Marsia bronzeo di Patrasso, oggi al British Museum, di cui è una rappresentazione speculare.
Chiara Mataloni