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CRISTOFORO LANDINO, Comento sopra la Comedia di Dante Alighieri poeta Fiorentino, Paradiso, I, 19-21

Tratto da: I commenti danteschi dei secoli XIV, XV e XVI, a cura di Procaccioli P. Lexis Progetti Editoriali, Roma 1999

(http://www.bibliotecaitaliana.it/xtf/view?docId=bibit000669/bibit000669.xml&chunk.id=d4669e56285&toc.depth=1&toc.id=d4669e56285&brand=default)

[19-21] Entra nel pecto, nella mente, et spira in me tal canto quale usasti quando vincesti Marsia; è scripto nelle favole che Minerva sonando la tibia, che è o zufolo, o piffero, sopra l'acqua della palude Tritone si vide gonfiare le gote. Il che gli parve chosa sì brutta che gittò la tibia; nè più volle sonarla; Marsia satyro la trovò et perseverando nel sonarla diventò docto musico, ma tanto insolente et temerario che si preponeva ad Appolline dio dell'arte musica et provocollo a cantare. Sedevono iudici Minerva et Mida re di Lidia; vinxe Appolline secondo el vero iudicio di Minerva, ma Mida chome indocto favorì a Marsia. Il perché Apolline fece a Mida orecchi d'asino, et Marsia scorticò; della vagina: della pelle, la quale è quasi guaina del corpo.